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Antibiotici: 10 cose importanti da ricordare per usarli senza errori

Gli antibiotici curano numerose infezioni batteriche, se presi seguendo con attenzione le indicazioni del proprio medico ma non aiutano a guarire dalle infezioni causate da virus, come i normali raffreddori o l’influenza.
L’utilizzo inappropriato di antibiotici, cioè l’uso non necessario e/o nelle dosi non prescritte, sia negli uomini che negli animali,  porta ad un incremento di batteri in grado di resistere agli antibiotici, che quindi potrebbero non essere più efficaci in caso di necessità. L’antibiotico resistenza è un aspetto del fenomeno, più ampio, dell’antimicrobico resistenza che coinvolge anche gli antivirali, gli antifungini e gli antiparassitari. A causa dell’antibiotico resistenza aumentano sempre più le infezioni difficilmente trattabili.
Di seguito, 10 cose importanti da ricordare per usarli senza errori:
  1. Gli antibiotici funzionano solo se utilizzati correttamente: se usati male, senza seguire le indicazioni del medico, possono essere inefficaci e favorire lo sviluppo dell’antibiotico-resistenza, ovvero la capacità dei batteri di difendersi da questi farmaci.
  2. Gli antibiotici non curano le infezioni provocate dai virus che causano malattie come il raffreddore e l’influenza.
  3. Gli antibiotici non sono tutti uguali: possono essere efficaci per alcuni tipi di batteri e non per altri.
  4. Gli antibiotici vanno assunti solo dietro prescrizione medica sia negli adulti che nei bambini.
  5. I sintomi* delle più comuni malattie invernali durano indicativamente due settimane, prenditi tempo per guarire e consulta sempre il tuo medico.
  6. Gli antibiotici vanno assunti per tutto il periodo indicato dal medico, senza aumentare o diminuire le dosi, anche se ci si sente meglio e i disturbi sono scomparsi.
  7. L’antibiotico-resistenza può essere contrastata anche attraverso le vaccinazioni, che aiutano a prevenire le malattie infettive.
  8. Per limitare la diffusione di batteri multiresistenti lavati sempre le mani con cura prima di cucinare, prima di mangiare e dopo l’uso del bagno.
  9. Gli antibiotici non sono antidolorifici e non possono curare ogni malattia.
  10. Non utilizzare gli antibiotici residui che hai ancora in casa. Potrebbero non esserti utili o risultare dannosi. Rivolgiti sempre al tuo medico.

* Durata indicativa dei sintomi delle più comuni malattie invernali:
Otite – fino a 4 giorni; mal di gola – fino a 1 settimana; raffreddore – fino a 1 settimana e mezza;
influenza – fino a 2 settimane; naso che cola o naso chiuso – fino a 1 settimana e mezza;
sinusite – fino a 2 settimane e mezza; tosse (che spesso subentra a un raffreddore) – fino a 3
settimane e mezza. (Fonte ECDC)

Attenzione!
La diagnosi corretta e la decisione sull’impiego o meno degli antibiotici sono di esclusiva competenza di un medico. No alle terapie fai da te. Segui i consigli del tuo medico, non interrompere la cura, attieniti a tempi e modalità prescritte.

Per saperne di più, clicca qui: https://www.salutelazio.it/antibioticoresistenza

Antibiotici, ecco perché vanno usati bene. In Italia consumi in calo ma sempre alti

Da qualche giorno, AIFA ha ha reso disponibile il rapporto nazionale L’uso degli antibiotici in Italia 2017, che  fornisce i dati di consumo e spesa degli antibiotici a livello nazionale e regionale. Il rapporto  ha l’obiettivo di individuare aree di potenziale uso scorretto e promuovere un confronto tra le Regioni finalizzato a migliorare le prescrizioni e l’uso di antibiotici. Non solo. Propone, inoltre, un confronto europeo dei consumi sia in ambito territoriale che ospedaliero. L’aumento della resistenza (il fenomeno per cui i batteri resistono a quegli antibiotici che una volta erano in grado di sconfiggerli), causato anche dal consumo inappropriato e dall’abuso degli antibiotici, rappresenta un problema mondiale,  visto che sta causando un incremento della mortalità, degenze ospedaliere prolungate e costi sanitari e sociali molto elevati e nel 2050 sarà uno delle principali cause di morte.

L’Italia è tra i Paesi europei con i maggiori consumi e con i tassi più elevati di resistenza e multi-resistenza (resistenza di un batterio ad almeno quattro antibiotici di classi diverse). I dati che arrivano dal  recente studio dell’European Centre for Disease prevention and control (Ecdc), sono impressionanti: nel 2015, nei Paesi dell’Unione europea si sono verificati 33.110 decessi su 671.689 casi di infezioni antibiotico-resistenti. Un terzo di quelle morti, purtroppo, si sono  registrate in Italia, a conferma del livello di gravità che il problema ha raggiunto nel nostro Paese.

Nel 2017 il consumo globale di antibiotici in Italia – che, acquisti privati compresi, è pari a 25,5 dosi giornaliere per mille abitanti – è sceso dell’1,6% , anche se resta superiore alla media UE, con forti differenze regionali che vedono il Sud del Paese (24,9), nonostante qualche miglioramento, continuare a detenere il primato dell’impiego inappropriato, seguito dal Centro (20,7) e dal Nord (15,6). Il consumo  è più alto rispetto al resto dell’Unione Europea, addirittura il doppio rispetto all’Olanda che fa registrare 10,1 dosi ogni mille abitanti. La spesa pro capite nazionale (14,33 euro) si è ridotta rispetto all’anno precedente dell’1,7%. Oltre l’85% delle dosi (21,8 Ddd/1000 abitanti die) sono state erogate a carico del SSN. Il dato comprende sia gli antibiotici erogati in regime di assistenza convenzionata nelle farmacie di comunità sia quelli distribuiti dalle strutture sanitarie pubbliche. Spicca, tra gli altri, un dato: il 90% del consumo di antibiotici in regime di SSN (pari a 19,7 Ddd/1000 abitanti die) è dispensato nelle farmacie convenzionate, a conferma che gran parte dell’utilizzo degli antibiotici avviene a seguito della prescrizione dei medici di medicina generale o dei pediatri di libera scelta.

Gli antibiotici sono usati soprattutto nelle fasce d’età estreme: bambini e anziani. C’è un livello più elevato di consumi nei primi quattro anni di vita e dopo i 75 anni. Il focus sui bambini evidenzia che, nel 2017, “il 41,4% della popolazione pediatrica (0-13 anni) appartenente alle sei regioni analizzate (Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Campania e Puglia) ha ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici sistemici, e sono state prescritte in media 2,6 confezioni di questi farmaci. Si osserva un picco di prevalenza d’uso del 50%, senza differenze tra maschi e femmine, nel primo anno di vita del bambino. Questo valore si mantiene pressoché costante fino ai sei anni di età. La prevalenza diminuisce poi progressivamente fino ai 13 anni di età, dove si attesta al 30%”.

Il rapporto AIFA ha l’obiettivo di alzare l’attenzione dei consumi di questa classe di farmaci nell’uomo. Inoltre, esiste anche il primo Piano nazionale di Contrasto dell’antimicrobico-resistenza (Pncar) 2017-2020. Il Piano è il documento d’indirizzo di cui l’Italia si è dotata per contrastare il fenomeno dell’antimicrobico-resistenza a livello nazionale, regionale e locale con un approccio globale che riguardi la diffusione degli antibiotici su 3 piani  umano, veterinario e ambientale seguendo le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità.

 

Antibiotici ed esposizione solare: controindicazioni e rimedi

Farmaci e abbronzatura non vanno molto d’accordo, ma spesso ci si dimentica e si finisce per esporsi al sole senza pensarci. Per evitare problemi, è meglio conoscere quali sono quegli antibiotici che danno interazione con il sole o le lampade. Non tutti gli antibiotici sono uguali. Quando li assumiamo nella stagione estiva, alcuni principi attivi contenuti in questi farmaci reagiscono con la luce solare provocando effetti allergici che possono essere più o meno gravi di caso in caso.

L´interazione fra antibiotico e sole può dare due differenti reazioni: la Fotosensibilizzazione o la Fotoallergia. Nel primo caso, l´esposizione alla luce diretta del sole può provocare una mutazione del farmaco che va così a reagire a livello cutaneo su quelle porzioni di pelle esposte ai raggi solari. La reazione cutanea si manifesta con macchie rosse, pelle iperpigmentata, e nei casi più gravi bollicine.

Nel secondo caso, la fotoallergia, causa una reazione cutanea estesa anche a quelle porzioni di pelle non esposte direttamente ai raggi solari. Questo perché la mutazione del farmaco agisce sul sistema immunitario e non solo sulla pelle esposta, provocando una reazione simile a quella dell´orticaria.

E´consigliabile quindi controllare attentamente il bugiardino (il foglietto illustrativo) dei medicinali prima di esporsi al sole ed evitare di farlo nel caso in cui l´antibiotico contenga una o più delle sostanze sopra elencate.

Nel caso in cui non si riesca a resistere alla tintarella, è indispensabile spalmarsi di crema solare a protezione totale o comunque ad alta protezione e provvedere a rimettere la crema ad intervalli regolari e dopo ogni tuffo in acqua. Inoltre, sarebbe bene evitare di esporsi al sole nelle ore più calde del giorno. Lampade e solarium sono vietate se si stanno assumendo farmaci, visto che la luce artificiale è anche peggio di quella solare.

 

Cosa fare se si è stati imprudenti e ci si è comunque esposti ai raggi solari dopo aver assunto antibiotici?

Di norma questo tipo di reazioni allergiche tendono a regredire spontaneamente una volta interrotta l’assunzione del farmaco. Se non avete motivi che vi spingono a restare sotto il sole, evitate di farlo fino a quando i principi attivi degli antibiotici non sono stati eliminati completamente dall´organismo. Per ridurre i sintomi della fotosensibilizzazione, è bene rivolgersi a un medico, in modo che possa consigliarvi la terapia più indicata. Per attenuare il fastidio è possibile utilizzare creme emollienti e rinfrescanti.