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Giornata Mondiale Alzheimer: 10 consigli per i parenti

Secondo il Rapporto Mondiale Alzheimer 2019 nel 2050 la malattia interesserà 152 milioni di persone. Tra false credenze e pregiudizi, il rischio è che la persona venga espropriata dalle decisioni e non adeguatamente curata. Ecco 10 consigli della Federazione Alzheimer Italia per prendersene cura al meglio.

La Giornata Mondiale Alzheimer che si celebra il 21 settembre coincide con i 20 anni della “Carta dei diritti della persona con demenza”, stilata dalla Federazione Alzheimer Italia. Tanto tempo è già passato, ma la questione dello stigma nei confronti dei malati e delle loro famiglie e delle “false credenze” verso la demenza sono ancora battaglie che vedono in prima linea le associazioni di famiglie e malati in tutto il mondo.

Il Rapporto Mondiale Alzheimer 2019 mostra che 2 persone su 3 pensano ancora che la demenza sia conseguenza del normale invecchiamento e, cosa ancora più grave, oltre la metà (il 62%) del personale sanitario ha la stessa convinzione (quando si tratta di una patologia neurologica vera e propria). Oltre a questo, una persona su 4 pensa che non si possa fare nulla per prevenire la demenza e una su 5 attribuisce la demenza a sfortuna (il 10% alla volontà di Dio; il 2% a stregoneria). Almeno la metà delle persone con demenza si sente ignorato dal personale sanitario (medici e infermieri), quando avrebbe pieno diritto (come sottolinea la Carta dei diritti) all’informazione e alla partecipazione nelle decisioni che riguardano la propria assistenza, oltre alla libertà di scegliere le diverse opzioni di cura.

Nel mondo ci sono 46,8 milioni di persone affette da una forma di demenza (nel 2010 se ne stimavano 35 milioni), cifra destinata quasi a raddoppiare ogni 20 anni. Secondo le previsioni, il numero delle persone con demenza è destinato a più che triplicare raggiungendo 152 milioni nel 2050. In Italia si stima che la demenza colpisca 1.241.000 persone (che diventeranno 1.609.000 nel 2030 e 2.272.000 nel 2050). I nuovi casi nel 2015 sono 269.000 e i costi ammontano a 37.6 miliardi di euro. La malattia di Alzheimer è la più comune causa di demenza (rappresenta il 50-60% di tutti i casi). Non se ne conoscono ancora con esattezza le cause. Attualmente non è guaribile, ma ci sono farmaci che possono migliorare alcuni sintomi cognitivi, funzionali e comportamentali e numerose tecniche e attività che possono ridurre i disturbi del comportamento.

10 consigli per i parenti e i caregiver

Per sua natura, la demenza crea dei bisogni non solo sanitari e impone un ruolo chiave alla famiglia del malato nell’assistenza quotidiana. La famiglia non può essere lasciata sola nella gestione dei numerosi problemi della vita di ogni giorno.  Un supporto importante può venire da una rete efficiente di servizi territoriali (medico di famiglia, centri diurni, assistenza domiciliare integrata), nonché dalle associazioni di familiari, che con la loro attività di informazione, formazione e sostegno costituiscono spesso un punto di riferimento per le famiglie. La dottoressa Arosio, psicologa e psicoterapeuta della Federazione Alzheimer Italia, ha stilato un decalogo di consigli per la famiglia:

  1. La prima linea per combattere lo stigma sociale nei confronti dell’Alzheimer è la famiglia. In famiglia si può venire travolti dal timore della diagnosi, a volte si diventa i primi a non voler condividere con nessuno la notizia, nemmeno con il malato. E’ invece necessario mettere a disposizione tutte le informazioni, prima di tutto con il malato, che resta protagonista delle scelte terapeutiche e di accompagnamento, poi con parenti, amici, vicini, che messi opportunamente al corrente si trasformano in una risorsa.
  2. Informarsi, chiedere supporto, capire quali saranno le fasi della malattia e quali risorse possono essere messe in campo.
  3. Non diventare escludenti, non parlare in presenza della persona malata come se non ci fosse.
  4. Coinvolgere la persona malata nelle decisioniche la riguardano, aiutandola a sentirsi protagonista e prevenendo atteggiamenti di senso di persecuzione (“stanno parlando di me alle mie spalle”).
  5. L’identità di ciò che sono stati rimane: se un malato è stato un manager, un insegnante, una donna che ha tenuto in piedi tutta la famiglia, è giusto che possa sentire la possibilità di continuare a prendere decisioni, fin dove la malattia glielo consente.
  6. Evitare che la gestione della vita quotidiana sia un “mero servizio”: “Indossa questo!”, “Mangia questo!” sono esortazioni votate all’efficienza ma che escludono la persona; sarebbe invece importante consentire di scegliere, anche pazientando su un allungamento dei tempi, perché anche le piccole cose quotidiane rappresentano un esercizio cognitivo e di autonomia.
  7. Sin dall’epoca della diagnosi è importante pensare a costruire una rete informale e amicale che possa sostenere la lenta perdita di autonomia del malato: il rischio di “saturazione” di chi se ne prende cura è alto, pertanto è bene fin da subito avere un “piano” di supporto e accompagnamento.
  8. Combattere l’isolamento e la solitudine del malato: sollecitare gli incontri con amici, favorire eventi di socialità, continuare a frequentare teatri o musei.
  9. Chiedere aiuto: il call center della Federazione Alzheimer Italia (02.809767)è attivo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18 (nel week end i messaggi vengono registrati e raccolti in segreteria) e fornisce supporto psicologico, legale, informativo e di orientamento.
  10. Non dimenticarsi di sorridere.Conservare i bei momenti fa bene: gli occhi del malato che brillano, le buone giornata, le visite degli amici, gli abbracci.

 

Animali e caldo: alcuni consigli utili per aiutare cani e gatti ad affrontare l’estate

I nostri amici a quattro zampe soffrono il caldo proprio come noi e a volte anche peggio, ma non possono sudare, perché per natura sono sprovvisti di ghiandole apposite per questo scopo, eccetto nella piccolissima zona dei polpastrelli. Tuttavia, cani e gatti  sono dotati di altri meccanismi che servono proprio a garantire la dispersione del calore in eccesso. Chi di noi non ha mai visto un cane ansimare con la bocca spalancata e la lingua penzoloni? Inoltre, quando fa troppo caldo gli animali possono respirare in maniera più rapida e affannosa, mettendo in atto la tipica “polipnea”. È più raro invece che sia il gatto a respirare con la bocca aperta, a meno che la temperatura non sia davvero troppo elevata. Tra gli altri meccanismi a loro disposizione troviamo anche il leccamento del pelo, attività che impegna gran parte delle giornate del gatto in particolar modo. Il pelo bagnato, infatti, favorirà quella sensazione di fresco che proviamo noi dopo una bella doccia rigenerante.

Durante le stagioni più calde gli animali perdono il pelo invernale, caldo, soffice e vaporoso, lasciando spazio al solo mantello estivo, più lungo, ma anche più rado. In questo modo saranno ugualmente protetti da tutti i pericoli dell’ambiente esterno, compresi i raggi del sole. Il pericolo più grande è rappresentato soprattutto dai famigerati colpi di sole e colpi di calore, due situazioni apparentemente simili, ma diverse sotto altri aspetti. Il colpo di calore si manifesta quando l’organismo non è più in grado di disperdere il calore corporeo in eccesso, ad esempio se lasciamo il nostro cane troppo a lungo chiuso in macchina. Il colpo di sole, invece, è dovuto all’azione diretta dei raggi solari sul corpo dell’animale. In entrambi i casi compariranno alcuni sintomi precisi, come:
– Aumento della salivazione, con saliva più den
– Gengive e lingua arrossate
– Tremori
– Diarrea
– Svenimento
– Coma e morte nei casi più gravi

Il caldo può creare anche altri disagi, come delle fastidiose scottature, che possono predisporre alla formazione di alcuni tumori della pelle molto aggressivi, come il carcinoma a cellule squamose. Per cui ecco alcuni consigli per aiutare cani e gatti ad affrontare l’estate:

  • Non lasciate il cane e il gatto nell’auto: all’interno di un’automobile chiusa, soprattutto durante le ore più calde della giornata, la temperatura raggiunge dei picchi molto alti, provocando la morte dell’animale se non si interviene subito. Se vi capita di vedere un cane o un gatto chiuso in un’auto, chiamate immediatamente le forze dell’ordine.
  • Lasciate acqua fresca a disposizione: fate in modo che il vostro amico possa bere ogni volta che ne avverte il bisogno. Il caldo fa avvertire di più la sete. Evitate l’acqua troppo fredda, che potrebbe causare spiacevoli problemi, ma cercare di mantenerla sempre fresca e pulita.
  • No all’aria condizionata per Fido e Micio: l’aria condizionata non farebbe benissimo nemmeno a noi,  evitate di usarla per gli animali, perché potrebbe creare dei forti sbalzi di temperatura tra l’interno e l’esterno della casa. Piuttosto, scegliete un buon ventilatore, che smuova l’aria, senza puntarla all’altezza dell’animale.
  • Passeggiate alle ore più fresche: evitate le lunghe passeggiate dopo pranzo o nel primo pomeriggio. Una breve visita al parco può essere indispensabile per i bisognini quotidiani, ma fate in modo che il cane possa godere delle temperature più fresche della sera o del mattino per delle camminate più lunghe.
  • Portate sempre con voi una bottiglietta d’acqua: se decidete di portare fuori il cane o il gatto potrete fare una sosta per calmare la sete del vostro amico.
  • Applicate la crema solare: in commercio ci sono diverse creme solari specifiche per animali, da applicare solo nelle zone prive di pelo, come naso e orecchie, per evitare le scottature
  • Bagnate le zampe e la testa dell’animale: per dare sollievo dalle temperature troppo elevate, non c’è niente di meglio di un po’ d’acqua tiepida su muso e zampe.

Ricordatevi di applicare sempre questi consigli, per rendere l’estate una stagione un po’ più piacevole anche per i nostri amici a quattro zampe.

 

La tosse nel bambino: consigli, rimedi e quando preoccuparsi

La tosse è un meccanismo fisiologico che consente l’espulsione di materiale irritante dalle vie aeree come microbi, inquinanti ambientali (il fumo in casa, lo smog fuori casa) o la presenza di un corpo estraneo. Quando arriva in gola o nelle prime vie aeree, rappresenta il primo meccanismo di difesa. La tosse è molto frequente nei primi anni di vita del bambino specie se va al nido o alla scuola materna, vero ‘ricettacolo’ di virus e germi, che colpiscono proprio i più piccoli, che hanno un sistema immunitario ancora immaturo. Si calcola che in media i bambini contraggono 6-8 infezioni virali a carico delle vie respiratorie superiori ogni anno, che sono accompagnate generalmente a tosse.

La tosse più frequente nei bambini è quella acuta. Dura 4-5 giorni e segue un raffreddore. Deriva di solito da un’infezione respiratoria di tipo virale e si manifesta nelle prime ore della nanna e al mattino, causando notti insonni. Per superare il problema però ci sono diversi rimedi naturali:

  • Pulizia del naso – Bisogna effettuare più volte durante il giorno la pulizia delle cavità nasali con la soluzione fisiologica: in farmacia si trovano spray o fialette da inalare direttamente nelle narici del bambino.
  • Nanna con la testa sollevata – Far dormire il bambino con la testa un po’ più sollevata rispetto al solito inserendo sotto al materasso un cuscino aggiuntivo.
  • Aerosol con soluzione fisiologica – Umidificare le vie aeree facendo al piccolo degli aerosol con la soluzione fisiologica (senza l’aggiunta di altri medicinali!). Il vapore inalato aiuta a sciogliere il muco.
  • Umidificare la stanza – Umidificare gli ambienti, con l’aiuto di un umidificatore senza aggiungere sostanze balsamiche, che potrebbero irritare.
  • Far bere al bambino più del solito – dare da bere in abbondanza, perché i liquidi fluidificano il muco;
  • Latte caldo con miele – Somministrare latte caldo, magari addolcito con miele (il miele è vietato fino all’anno), che aumenta la fluidità del muco e allevia il fastidio avvertito dalla gola irritata. Moderare sempre le dosi e non somministrare mai sotto l’anno di età, dove gli effetti collaterali sono stati più importanti.
  • Divieto di fumo – Non fare soggiornare il bambino in luoghi in cui si fuma. Attenzione anche al fumo di terza mano: quello che si attacca ai vestiti e ai capelli.
  • Areare la stanza e temperatura non oltre i 20°c.

Ai medicinali si può ricorrere solo se la tosse rimane molto intensa nonostante si siano adottati i rimedi suggeriti e solo dopo aver consultato il pediatra. Specialmente in età pediatrica, infatti, i farmaci non devono essere mai somministrati di propria iniziativa, neanche quando si tratta di farmaci da banco, acquistabili senza bisogno di ricetta medica!

Il pediatra deve essere consultato subito se:

  • La tosse si accompagna a una frequenza respiratoria elevata oppure ad affanno respiratorio, che potrebbero far sospettare una bronchite asmatica.
  • La tosse è accompagnata da febbre elevata da 2-3 giorni oppure la febbre si è ripresentata dopo 2-3 giorni di remissione, cosa che deve indurre a sospettare una infezione più seria.
  • La tosse dura da più di tre settimane.
  • Non sono chiari i motivi della sua insorgenza o si sospetta che il bambino possa avere inalato un corpo estraneo.

Diabete in vacanza: 10 consigli per gestirlo in modo sicuro

Tra pasti ritardati, cibo nuovo e buffet, più attività del normale e fusi orari non mancano i fattori che possono disturbare la routine di una persona diabetica in vacanza. Per evitare di avere problemi,  la SID (Società Italiana di Diabetologia) ha stilato un decalogo di consigli per gestire il diabete in vacanza, e per sapere come tenerlo sotto controllo. Dall’alimentazione alla corretta idratazione, passando da maggiori controlli della glicemia a da una corretta conservazione di insulina e farmaci: le indicazioni vogliono fornire un aiuto concreto per la vita di tutti i giorni.

  1. Farmaci e insulina: prima di partire ricordarsi di procurarsi scorte di farmaci sufficienti per tutto il periodo di vacanza, aumentate di un prudenziale 20-30% per far fronte ad ogni evenienza. L’insulina va conservata in maniera adeguata, senza esporre penne e flaconi ad alte temperature, avendone massima cura.
  2. Idratarsi correttamente: il diabete fa perdere liquidi, e con il caldo c’è il rischio di disidratazione e di un aumento della glicemia.
  3. Controllare l’alimentazione: cercare di resistere alle tentazioni dei buffet negli alberghi o in crociera, cercando di mantenere la dieta costante, e non esagerare con l’attività motoria.
  4. Non esagerare con l’attività fisica: è consigliabile astenersi dal fare attività sportive eccessive se non si è allenati e, in generale, di fare sport all’aperto nelle ore più calde. Se si va in montagna, per esempio,  il primo giorno non ci può impegnare in 4 ore di camminate in forte pendenza.
  5. Non camminare a piedi scalzi: al mare è bene usare ciabatte morbide per non scottarsi o ferirsi accidentalmente, anche per la ridotta sensibilità alle estremità tipica del diabete. In caso di lesione o ferita ad un piede, non trascurarla ed evitare il “fai da te” nella cura. Passare da piccole lesioni considerate banali a infezioni e poi a grandi problemi è molto frequente.
  6. Proteggersi dai raggi solari: non prendere troppo sole, perché oltre alle scottature c’è il rischio di infezioni cutanee che scompensano il diabete. Usare quindi creme protettive adeguate.
  7. Fare attenzione all’ipoglicemia: non trascurare il maggiore rischio di ipoglicemia se si è in trattamento con insulina o con farmaci anti-diabetici orali quali sulfoniluree e glinidi che possono causare ipoglicemia. D’estate ci si muove a volte di più e la glicemia può scendere perché il glucosio è consumato nei muscoli. Inoltre, nei mesi estivi può succedere di avere un ritmo di vita diverso, con intervalli più lunghi fra un pasto e l’altro, e glicemia che scende lontano dal pasto precedente. Durante un soggiorno fuori casa può cambiare la qualità o la quantità del cibo e la glicemia può salire meno in occasione del pasto e/o scendere troppo fra un pasto e l’altro. Uno dei sintomi classici della crisi ipoglicemica, la sudorazione, può essere confusa con la sudorazione legata al caldo ed essere quindi riconosciuta con maggiore difficoltà o con ritardo. Anche se si è in vacanza bisogna tenere sempre sotto mano una fonte di carboidrati a rapido assorbimento.
  8. Monitorare la glicemia: ricordarsi di monitorare con regolarità la glicemia. Anche in estate è indispensabile non abbandonare i periodici controlli glicemici, commisurati al tipo di diabete e alla terapia anti-diabetica. Glucometro e strisce per la glicemia non amano il troppo caldo (o il troppo freddo), quindi le strisce reattive e lo strumento vanno conservati al riparo dal sole
  9. Adeguare la terapia: occorre valutare la necessità di adeguare la terapia anti-diabetica. Il riposo riduce lo stress e solo questo cambiamento può far scendere le glicemie. Andare dal proprio medico prima della partenza per un controllo generale, chiedendogli se le attività che si hanno in programma possono influire sul diabete, e farsi fare una prescrizione dei farmaci, in caso li si perda.
  10. Variazioni della pressione arteriosa: è importante prevenire le variazioni della pressione arteriosa. Se si soggiorna a lungo in ambienti caldi può essere necessaria una riduzione delle dosi dei farmaci anti-ipertensivi, in particolare dei diuretici. Al contrario, se ci si reca in montagna, la terapia antipertensiva potrebbe meritare un potenziamento perché in alta quota tende a salire. È comunque necessario consultare il proprio medico curante prima di fare variazioni della terapia anti-ipertensiva.

Infine, ricordiamo che in caso di un viaggio intercontinentale, i pasti e l’insulina vanno presi seguendo il fuso orario di partenza, cercando di evitare digiuni troppo lunghi. Seguendo tutti questi consigli degli esperti sarà più facile godersi al meglio le vacanze.