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Holter pressorio 24H, il monitoraggio continuo della pressione arteriosa

Il monitoraggio pressorio delle 24 ore (Holter Pressorio) è un esame strumentale non invasivo che consente di registrare la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca continuativamente per 24 ore, mediante un piccolo apparecchio fissato in vita con una cintura.

Il monitoraggio pressorio è utile particolarmente

  • nei pazienti che hanno una ipertensione arteriosa instabile ovvero i valori della pressione arteriosa variano molto da un momento all’altro;
  • nei pazienti ipertesi in terapia farmacologica, per controllare che il farmaco agisca in ogni momento della giornata, e non solo per alcune ore;
  • nei pazienti che, pur avendo la pressione arteriosa normale, durante il giorno accusano sintomi che possono far pensare ad improvvisi aumenti o diminuzioni della pressione (vertigini, sbandamenti, vampate, sudore freddo, senso di svenimento, “testa vuota”, sanguinamento dal naso ecc.);
  • nei pazienti ipertesi che prendono medicine per abbassare la pressione ed accusano saltuariamente dei disturbi, per capire se i disturbi sono legati ad un eccessiva diminuzione della pressione oppure ad altre cause.

Per una installazione ottimale dell’apparecchio è opportuno vestirsi con indumenti non aderenti che permettano di nascondere il piccolo apparecchio ed il bracciale. Il paziente indosserà l’apparecchio per 24 ore, annotando su un foglio ogni dato utile (attività svolta, impegno mentale, sintomi o disturbi accusati).

Per evitare di falsare i risultati dell’esame durante le 24 ore in cui ha luogo, il paziente deve prestare attenzione a non urtare o muovere lo strumento di misurazione; laddove si compiano azioni che possano provocare sforzo eccessivo, si devono annotare su apposito diario.

Alla conclusione delle 24 ore bisogna recarsi in farmacia per disinstallare l’apparecchio e consegnare il diario clinico.

Durante le 24 ore dell’esame, oltre a evitare attività fisiche intense e movimenti pericoloso, bisogna restare fermi il più possibile, lasciare l’apparecchio in tasca e non fare doccia o bagni.

Abitualmente la risposta viene data entro le 72 ore successive al termine dell’esame.

L’Holter Pressorio è un esame non invasivo dalla semplice preparazione e dai rischi minimi.
Ti aspettiamo in farmacia!

Malattie cardiovascolari: le abitudini da non trascurare e gli esami utili

Mangiare sano, fare attività fisica e monitorare costantemente il nostro stato di salute: sono propositi con cui ci confrontiamo ogni giorno, che dobbiamo tradurre in azioni nella vita quotidiana. Mettere in atto queste “buone pratiche” ci aiuta a prevenire le malattie cardiovascolari, oltre a molte altre patologie croniche. Proviamo a individuare  i comportamenti virtuosi che supportano la nostra salute.

Uno stile di vita a salvaguardia del cuore
Se è vero che non possiamo cambiare alcuni fattori di rischio cardiovascolare, come il sesso, l’età e la predisposizione genetica, è altrettanto vero che possiamo combattere le malattie cardiovascolari integrando comportamenti virtuosi nelle nostre abitudini quotidiane, per prevenire la comparsa della patologia. Ciò è tuttavia importantissimo anche quando abbiamo già manifestato i sintomi di una malattia cardiaca, poiché, in questo caso, il nostro medico si occuperà di prescriverci una corretta terapia farmacologica, ma sarà nostro compito supportarla con un nuovo stile di vita.

La dieta
Adottare una dieta bilanciata, ricca di fibre e povera di grassi saturi, contrasta l’insorgenza di diabete e sovrappeso, e permette di mantenere bassi i livelli di colesterolo LDL (cosiddetto “colesterolo cattivo”), favorendo invece l’azione del colesterolo HDL (quello “buono”) e mantenendo sia la pressione arteriosa che la glicemia all’interno dei valori normali.
Cibi che mantengono il cuore in salute

  • Frutta fresca, verdure e ortaggi di tutti i tipi sono alimenti indicati anche nella dieta post-infarto. Sono privi di grassi e ricchi di vitamine, minerali e fibre, per questo possiamo consumarli in quantità generose. Le indicazioni dell’OMS raccomandano 3 porzioni al giorno di frutta e 2 di verdura: una buona abitudine da adottare fin dall’infanzia! Chi soffre di diabete dovrebbe preferire la frutta meno zuccherina, ma, salvo controindicazioni da parte del medico curante, può mangiare piccoli quantitativi di tutte le varietà, facendo invece attenzione ai succhi di frutta, che andrebbero limitati.
  • Legumi (fagioli, piselli, ceci, fave, lenticchie, ecc.): fonte preziosa di proteine, possono sostituire la carne, con un vantaggio notevole poiché sono privi di grassi.
  • Pesce: l’ideale è mangiarlo due o tre volte alla settimana.

Per quanto riguarda la carne, che non va consumata tutti i giorni, pollo e tacchino senza pelle, vitello e coniglio sono quelle più magre, quindi da preferire. Carni rosse e selvaggina si possono mangiare ogni tanto; per tutte il consiglio è di evitare le cotture troppo pesanti e ricche di condimenti. Riguardo a questi ultimi, l’olio vegetale e soprattutto quello extra-vergine di oliva è la scelta migliore, in particolare a crudo; è sempre bene non esagerare, però, a causa dell’elevato contenuto energetico di questi alimenti.

Alimenti da limitare:

  • Insaccati freschi e stagionati sono tra gli alimenti che invece andrebbero limitati il più possibile. Uno dei motivi è l’elevato contenuto di sale, che aumenta la pressione arteriosa.
  • Anche il sale aggiunto agli alimenti, durante la cottura e prima del consumo, andrebbe limitato. Potete sostituirlo con spezie ed erbe aromatiche.
  • Formaggi: quelli a basso contenuto di grassi (ricotta fresca, caprini freschi) possono sostituire la carne o il pesce come componente proteica del pasto.
  • Dolci, alimenti e bevande ricchi di grassi e zuccheri vanno assunti in quantità moderate, in particolare se prodotti industrialmente.
  • Bevande alcoliche: vino e birra si possono consumare saltuariamente durante il pasto, in quantità moderata, i superalcolici andrebbero evitati il più possibile. L’alcol, infatti, aumenta la pressione arteriosa e danneggia il fegato, interferisce con i farmaci e può provocare numerosi effetti indesiderati. Evitare queste bevande, inoltre, aiuta la prevenzione di alcune patologie tumorali.

L’attività fisica, pilastro della salute cardiovascolare (e non solo)

Svolgere una regolare attività fisica ci permetterà di tenere sotto controllo il nostro indice di massa corporea e, come conseguenza, di ridurre il rischio che insorgano alcune patologie, tra cui quelle cardiovascolari.
Gli effetti più importanti, in questo senso, sono:

  • la riduzione della frequenza cardiaca
  • l’aumento delle dimensioni del cuore
  • il miglioramento delle capacità del ventricolo sinistro e delle arterie coronarie.

L’intensità e la tipologia dello sforzo fisico sono da calibrare in base alle condizioni di salute e all’età della persona, ma in generale è consigliato muoversi mezz’ora al giorno: è sufficiente anche camminare a passo veloce.

Monitorare la salute del cuore

Oltre alla grande importanza della dieta e dell’attività fisica, per prevenire le malattie cardiovascolari è fondamentale anche tenere sotto controllo lo stress e dormire un adeguato numero di ore. Prendersi cura del cuore, inoltre, significa conoscere la storia della propria famiglia e della eventuale presenza di una disfunzione ereditaria, come ad esempio le aritmie genetiche, per le quali è necessario un monitoraggio attento e costante.

parametri da tenere maggiormente sotto controllo, per quanto riguarda la prevenzione del rischio cardiovascolare, sono:

  • la pressione sanguigna
  • i livelli di colesterolo e trigliceridi
  • il peso, l’indice di massa corporea e la circonferenza addominale
  • la glicemia.

Tutti questi aspetti possono essere monitorati attraverso esami specifici.

Lo screening cardiologico

La gamma di accertamenti nell’ambito dei programmi di screening cardiologico si è man mano ampliata negli anni. Di norma, superati i 45 anni di età, sia per gli uomini che per le donne è opportuno sottoporsi a questa tipologia di controllo, anche quando non ci sono patologie pregresse, cardiache e non.

Tra gli esami prescritti più frequentemente nei casi di disfunzioni cardiovascolari troviamo:

  • angiografia
  • ecocolordoppler
  • scintigrafia
  • coronarografia
  • TAC cardiaca.

La periodicità varia a seconda delle condizioni di salute ed è maggiore per chi soffre di diabete, pressione alta, sovrappeso, così come per i fumatori.

Pressione sanguigna e battiti cardiaci, tutto quello che devi sapere

La pressione sanguigna è la pressione esercitata dal sangue circolante sulle pareti dei vasi sanguigni. Quello che si misura tipicamente sono due valori di pressione arteriosa (cioè esercitata sulle arterie), che sono indicati come rapporto:
Pressione sistolica: il primo numero, che è anche il valore più alto (massima), indica la pressione nelle arterie in corrispondenza del battito cardiaco (quando il muscolo cardiaco si contrae).
Pressione diastolica: il secondo numero, il valore più basso (minima), indica la pressione nelle arterie tra battiti cardiaci, quando il muscolo cardiaco si rilascia e il cuore si riempie di sangue.
I valori di pressione arteriosa secondo le raccomandazioni del Ministero sono così classificati:

PressioneMassima (mm Hg)Minima (mm Hg)
NormaleMinore di 120e Minore di 80
Pre-ipertensioneTra 120 e 139o Tra 80 e 89
Ipertensione I StadioTra 140 e 159o Tra 90 e 99
Ipertensione II StadioMaggiore od uguale 160o Maggiore od uguale a 100
Ipertensione sistolica isolataMaggiore od uguale 140e Minore di 90
Crisi ipertensivaMaggiore di 180o Maggiore di 110

PRESSIONE ALTA

A partire dai 20 anni di età, l’AHA, l’associazione americana che si occupa della salute del cuore, raccomanda il controllo della pressione arteriosa durante le visite mediche di routine o almeno una volta ogni due anni se la pressione arteriosa è minore di 120/80 mmHg.
La pressione arteriosa (PA) aumenta con ciascun battito cardiaco e si riduce quando il cuore si rilascia tra i battiti. Mentre la PA può cambiare di minuto in minuto in concomitanza a
cambi di postura, attività fisica, stress o riposo, patologie (febbre in particolare). In circostanze normali negli adulti a partire dai 20 anni dovrebbe essere inferiore a 120/80 mmHg (sistolica inferiore a 120 e diastolica inferiore a 80).

Un singolo valore alto non è necessariamente sinonimo di ipertensione arteriosa, ma se nel tempo vengono riscontrati valori maggiori o uguali a 140/90 mmHg (sistolica 140 o più, oppure diastolica 90 o più), il medico molto probabilmente avvierà un percorso terapeutico. Un programma del genere include ogni volta che sia possibile delle modifiche allo stile di vita, nonché la prescrizione di farmaci quando necessario. Se durante il monitoraggio della pressione arteriosa vengono riscontrati valori sistolici di 180 mmHg o più, o valori diastolici di 110 mmHg o più, aspettare qualche minuto e ripetere la misura. Se vengono nuovamente riscontrati valori alti, la misura sarà indicativa di crisi ipertensiva e sarà necessario ricorrere immediatamente a un intervento medico per trattarla. Se non è possibile ottenere aiuto domiciliare, è necessario farsi portare al pronto soccorso.

È PIÙ IMPORTANTE LA MASSIMA O LA MINIMA?

Tipicamente nei soggetti con oltre 50 anni si dà maggior peso alla pressione arteriosa sistolica (massima) come fattore di rischio per le malattie cardiovascolari. In molti soggetti la pressione arteriosa aumenta gradualmente con l’età a causa del progressivo irrigidimento delle arterie maggiori, dell’accumulo progressivo di placche e dell’aumentata incidenza di malattie cardiache e vascolari.

PRESSIONE BASSA

Per sapere se si è iper- o ipotesi, termini che indicano rispettivamente una pressione troppo alta o più bassa del normale, è necessario conoscere i livelli di pressione ritenuti sani. La pressione arteriosa ottimale è meno di 120/80 mmHg.  Entro certi limiti, più bassi sono i valori e meglio è. Non esistono limiti specifici a cui attenersi per definire la pressione arteriosa troppo bassa, a meno che non ci siano sintomi o disturbi.

UNA PRESSIONE ARTERIOSA INTORNO A 85/55 È DA CONSIDERARE UN PROBLEMA?

Se non si manifestano sintomi riferibili a una pressione arteriosa troppo bassa, non ci sono ragioni di preoccuparsi. La maggioranza dei medici considera una pressione arteriosa cronicamente bassa pericolosa solo se causa segni rilevabili e sintomi quali:

  • Vertigine o senso di stordimento
  • Svenimenti (sincopi)
  • Disidratazione e sete inusuale: la disidratazione può talvolta causare cadute della pressione arteriosa, tuttavia, la disidratazione non segnala automaticamente una pressione arteriosa ridotta. Febbre, vomito, diarrea grave, abuso di diuretici e intensa attività fisica possono tutti indurre disidratazione, una condizione potenzialmente grave in cui il corpo perde più acqua rispetto a quanta ne assume.
  • Mancanza di concentrazione
  • Visione confusa
  • Nausea
  • Pelle fredda, umida e pallida
  • Respiro rapido e profondo
  • Stanchezza
  • Depressione

La pressione arteriosa bassa può associarsi a:

  • Riposo a letto prolungato
  • Gravidanza: Durante le prime 24 settimane di gravidanza, una diminuzione della pressione arteriosa è comune.
  • Riduzioni del volume ematico: anche una diminuzione del volume di sangue può causare la discesa della pressione arteriosa. Una perdita significativa di sangue conseguente a un trauma grave, disidratazione o sanguinamenti interni massicci ne riduce il volume, inducendo una significativa diminuzione della pressione arteriosa.
  • Vari farmaci possono causare una pressione arteriosa bassa: diuretici e altri farmaci per l’ipertensione, farmaci per il cuore come i beta-bloccanti, farmaci per il morbo di Parkinson, antidepressivi triciclici, medicinali per la disfunzione erettile, soprattutto in combinazione con la nitroglicerina, narcotici e alcolici. Altri farmaci e composti da banco possono abbassare la pressione arteriosa quando presi in associazione con i farmaci per l’ipertensione.
  • Problemi cardiaci: possono determinare una pressione arteriosa bassa annoverano una frequenza cardiaca anormalmente bassa (bradicardia), patologie delle valvole cardiache, un attacco cardiaco e l’insufficienza cardiaca. Il cuore può non essere in grado di far circolare abbastanza sangue per le necessità dell’organismo.
  • Problemi endocrini: interessano le ghiandole secernenti ormoni del sistema endocrino, in particolare deficit tiroidei (ipotiroidismo), malattie delle paratiroidi, insufficienza surrenalica (morbo di Addison), ipoglicemia e, in alcuni casi, diabete.
  • Infezioni gravi (shock settico): può avvenire quando i batteri lasciano il sito primario dell’infezione (perlopiù i polmoni, l’addome o il tratto urinario) ed entrano nel circolo sanguigno. I batteri producono quindi tossine che colpiscono i vasi sanguigni, portando a una riduzione drastica e potenzialmente mortale della pressione arteriosa.
  • Reazione allergica (anafilassi): lo shock anafilattico è una reazione allergica talvolta mortale che può verificarsi in soggetti molto sensibili a farmaci come la penicillina, alcuni alimenti come le arachidi, o le punture di api o vespe. Questo tipo di shock è caratterizzato da problemi respiratori, orticaria, prurito, gonfiore della gola e una caduta improvvisa e drammatica della pressione arteriosa.
  • Ipotensione di origine neurologica: questo disordine causa la caduta della pressione arteriosa dopo lunghi periodi in posizione eretta, originando sintomi come senso di vertigine, nausea e svenimento. Questa condizione colpisce principalmente soggetti giovani e avviene a seguito di un errore di comunicazione tra il cuore e il cervello.
  • Carenze nutrizionali: la mancanza di vitamina b12 e/o di acido folico può causare anemia, che può portare a una riduzione della pressione arteriosa.

QUANDO CONSULTARE IL MEDICO

In caso di vertigini o senso di stordimento, si raccomanda di consultare il proprio medico. In caso di disidratazione, ipoglicemia o colpo di calore (troppo sole o troppo a lungo in un bagno caldo), è più importante la velocità di riduzione della pressione che non l’entità. Annotarsi sintomi e attività corrispondenti al momento in cui si sono manifestati i sintomi.

PRESSIONE ARTERIOSA E FREQUENZA CARDIACA

Non c’è una chiara correlazione tra frequenza cardiaca e pressione arteriosa e quindi la misurazione della frequenza cardiaca non è indicativa del valore di pressione arteriosa. Per chi soffre di ipertensione arteriosa, non ci sono alternative alla misura della pressione.

L’INCREMENTO DELLA FREQUENZA CARDIACA NON CAUSA ANALOGA SALITA DELLA PRESSIONE

Anche se il cuore batte più volte al minuto, i vasi sanguigni sani si dilatano (si allargano) per permettere un passaggio più facile al maggior volume di sangue. Durante l’attività fisica, il cuore accelera in modo da convogliare più sangue ai muscoli. Il cuore può essere in grado di raddoppiare la propria frequenza senza problemi, mentre la pressione arteriosa va incontro a incrementi modesti. Il rilevamento del polso può misurare l’attività cardiovascolare e il consumo di ossigeno, ma non sostituisce la misurazione della pressione arteriosa. Se ci si prende il polso (la frequenza cardiaca) prima, durante e dopo l’attività fisica, si noterà che aumenta durante l’esercizio. Maggiori sono l’intensità e l’energia richieste dall’esercizio, più il polso aumenterà. Quando l’esercizio viene interrotto, il polso non torna immediatamente ai livelli di base, ma solo gradualmente. Maggiore è il grado di allenamento fisico, più rapida sarà la ripresa della normale frequenza cardiaca. Questi valori possono essere utili per capire, ma non sono correlati alla pressione arteriosa.

 

Fonte: https://bit.ly/2Bl9a3D