Posts

Cibo e infanzia: come scegliere i prodotti sani per i nostri bambini

Le preparazioni alimentari destinate all’infanzia oggigiorno sono diverse e di facile reperibilità sugli scaffali dei supermercati. Ma attenzione, molti tra questi prodotti  vengono reclamizzati come adatti alla prima infanzia, quando in realtà non lo sono. II tutto enfatizzato da réclame, spot, nomi e immagini di bebè anche se non hanno tali requisiti. Piccolini, stelline, biscotti spesso, sono considerati dalle mamme alimenti per la prima infanzia. Il problema riguarda la presenza di residui di antiparassitari e micotossine, che per legge nei cibi per i più piccoli devono essere praticamente assenti.

Non si tratta degli unici alimenti che “cercano di sembrare ciò che non sono”. E’ sufficiente recarsi al supermercato per accorgersi che non è così facile distinguere i veri baby food da altri prodotti pensati per l’infanzia, ma destinati alla pappa dei bambini dopo i 3 anni.

Sugli scaffali si trovano molte confezioni con colori, immagini e forme che lasciano intendere di essere di fronte a cibi adatti ai più piccoli. La pasta ha un formato ridotto, i vasetti di yogurt e formaggini sono mignon, le paste ripiene e i sughi pronti riportano in etichetta indicazioni salutistiche per favorire il consumo di verdure, mentre su biscotti, cereali per la prima colazione e merendine impazzano personaggi dei cartoni animati, fotografie e colori chiaramente riferiti ai più piccoli.

Ma attenzione! Quando si opta per un prodotto non specifico per l’infanzia bisogna scegliere prodotti con una lista degli ingredienti corta, possibilmente senza coloranti, edulcoranti e additivi. Che si tratti di alimenti confezionati o freschi, è importante variare il più possibile il menù: per tipo e qualità di cibo, modalità di cottura, marca, produttore. È il modo migliore per rendere completa la dieta e minimizzare il rischio di mangiare sempre uno stesso additivo o sostanza tossica.

Videogiochi, la ricerca conferma i benefici contro la dislessia

Diversamente da quanto ritenuto da molti genitori, giocare ai videogiochi non è tempo perso ma in certi casi può rivelarsi un aiuto prezioso. Di recente i videogiochi sono entrati nei programmi di riabilitazione della dislessia (un disturbo specifico di apprendimento caratterizzato da difficoltà selettive nella lettura) rivoluzionando in modo efficace e divertente i trattamenti tradizionali.

Il periodo sensibile per uno sviluppo tipico delle abilità di linguaggio e di lettura è rintracciabile in fasi molto precoci della vita, ben prima delle manifestazioni cliniche in età scolare. Diversi studi indicano inoltre che una individuazione tempestiva dei disturbi di linguaggio (preferibilmente entro i 3 anni di vita) permette di impostare interventi in grado di far evolvere positivamente le competenze linguistiche e di prevenire l’insorgenza della dislessia.

Ricerche condotte negli ultimi anni in sinergia da studiosi dell’Università di Padova e dell’IRCCS “Eugenio Medea” hanno testato l’efficacia dei videogiochi d’azione (che agiscono sui circuiti cerebrali legati alla percezione del movimento) nell’accelerare la lettura e l’attenzione visiva nei bambini italiani con dislessia.

I risultati dimostrano che i videogiochi d’azione potenziano le capacità di percezione e attenzione visiva e favoriscono l’estrazione di informazioni dall’ambiente.

Al giocatore è richiesta la prontezza e l’agilità nel muovere i comandi del gioco. Grazie ai videogiochi i bambini dislessici hanno imparato a orientare e focalizzare la loro attenzione per estrarre le informazioni rilevanti di una parola scritta in modo più efficiente. Circa 12 ore passate ai videogiochi d’azione migliorano la capacità di lettura dei bambini dislessici più di quanto non ottenga un anno di lettura spontanea o un percorso di lettura tradizionale.

Le abilità di lettura acquisite risultano stabili anche dopo due mesi dal singolare “trattamento”. Tuttavia un trattamento non si improvvisa e deve essere seguito da uno specialista della riabilitazione neuropsicologica.