Farmaci galenici, perché e quando servono i medicinali su misura

In alcune farmacie è possibile richiedere la preparazione di specifici medicinali in diverse forme farmaceutiche: capsule, creme, schiume, polveri e soluzioni, per qualsiasi esigenza. Si tratta di un servizio importantissimo, a misura di paziente, che facciamo anche nella nostra farmacia con preparazioni galeniche che si distinguono in:
Officinali: il medicinale è preparato in laboratorio dietro prescrizione medica. Si tratta di un farmaco destinato ad un solo specifico paziente.
Magistrali: medicinali preparati dal farmacista e dispensati a pazienti che normalmente si servono in farmacia.
La lunga esperienza dei professionisti della nostra farmacia assicura sempre la massima qualità, efficacia e sicurezza di tutte le preparazioni, bilanciate e personalizzate per ogni paziente seguendo le più rigide e importanti normative di settore (norme di buona preparazione applicate in materia integrale).

Differenze tra i farmaci galenici e le preparazioni galeniche

Nel primo caso, si fa riferimento a medicinali che contengono principi attivi farmaceutici; nel secondo caso, mancando una concentrazione di principio attivo, ci si ritrova nel mondo degli integratori, sempre realizzati dal farmacista e perfetti per specifiche esigenze.
In entrambi i casi, per la preparazione dei “galenici da farmacia” è obbligatorio attenersi ad un preciso protocollo che riprende le norme della Farmacopea dell’UE e quelle dettate dal decreto ministeriale per la preparazione di magistrali e officinali.

Perché si ricorre ai Farmaci Galenici?

Le preparazioni galeniche sono importanti soprattutto in caso di farmaci che non si trovano più in commercio (farmaci orfani), per necessità specifiche del cliente come allergie o intolleranze che richiedono l’utilizzo di sostanze particolari tra gli eccipienti e non altre, per dosaggi personalizzati e altre esigenze.

L’allestimento di preparazioni galeniche consente di ottenere importanti vantaggi:

  • Somministrare il farmaco con il dosaggio e la forma farmaceutica richiesta
  • Adoperare principi attivi non più reperibili in commercio
  • Unire le terapie in una sola forma
  • Variare la forma farmaceutica (capsula, sciroppo, crema)

 

 

Analisi del sangue, quali le più importanti e con quale frequenza

Gli esami del sangue sono uno strumento fondamentale per monitorare il nostro stato di salute ed eseguire una corretta prevenzione per le patologie più importanti. Il fattore di rischio tempo non è da sottovalutare per nessuna malattia, per questo gli esami del sangue sono un ottimo “campanello di allarme” per diverse patologie, permettono un rapido check up, consentono una panoramica veloce sullo salute al medico. Per un buono stato di salute è importante periodicamente effettuare analisi ematochimiche generali. Attraverso un semplice prelievo venoso è possibile prevenire le malattie più importanti a carattere sociale ad esempio, diabete, tumori, malattie cardiovascolari, epato e nefropatie, ecc.).
Le analisi del sangue sono molto utili per almeno 4 motivi:

  • La prevenzione
  • La conferma di sintomi di malattie e condizioni di salute
  • Prima di effettuare un intervento chirurgico
  • Il monitoraggio di terapie e trattamenti con farmaci

In particolare è utile controllare:

  • Anemia (con l’assetto marziale)
  • Emocromo per individuare problemi ematologici
  • Stato di salute del fegato (fosfatasi alcalina, transaminasi, bilirubina, gamma-GT),
  • Salute dei reni (azotemia, creatinina),
  • Funzioni del metabolismo (glicemia, colesterolo, trigliceridi, ormoni tiroidei, etc.),
  • Il rischio di incorrere in malattie cardiovascolari (omocisteina, CPK)
  • Presenza di infezioni (urinocoltura, emocromo, indici infiammatori)

Inoltre è possibile ricercare i marcatori tumorali: indicatori biologici utili per la diagnosi di un tumore. Tra questi il PSA per il cancro alla prostata.

Ogni quanto, un soggetto in buona salute, dovrebbe effettuare un prelievo?

L’esame del sangue, in una persona in buona salute, dovrebbe essere eseguito almeno una volte all’anno. Sicuramente il medico di famiglia, conoscendo l’anamnesi, saprà indirizzare al meglio il paziente.

 

Pressione sanguigna e battiti cardiaci, tutto quello che devi sapere

La pressione sanguigna è la pressione esercitata dal sangue circolante sulle pareti dei vasi sanguigni. Quello che si misura tipicamente sono due valori di pressione arteriosa (cioè esercitata sulle arterie), che sono indicati come rapporto:
Pressione sistolica: il primo numero, che è anche il valore più alto (massima), indica la pressione nelle arterie in corrispondenza del battito cardiaco (quando il muscolo cardiaco si contrae).
Pressione diastolica: il secondo numero, il valore più basso (minima), indica la pressione nelle arterie tra battiti cardiaci, quando il muscolo cardiaco si rilascia e il cuore si riempie di sangue.
I valori di pressione arteriosa secondo le raccomandazioni del Ministero sono così classificati:

PressioneMassima (mm Hg)Minima (mm Hg)
NormaleMinore di 120e Minore di 80
Pre-ipertensioneTra 120 e 139o Tra 80 e 89
Ipertensione I StadioTra 140 e 159o Tra 90 e 99
Ipertensione II StadioMaggiore od uguale 160o Maggiore od uguale a 100
Ipertensione sistolica isolataMaggiore od uguale 140e Minore di 90
Crisi ipertensivaMaggiore di 180o Maggiore di 110

PRESSIONE ALTA

A partire dai 20 anni di età, l’AHA, l’associazione americana che si occupa della salute del cuore, raccomanda il controllo della pressione arteriosa durante le visite mediche di routine o almeno una volta ogni due anni se la pressione arteriosa è minore di 120/80 mmHg.
La pressione arteriosa (PA) aumenta con ciascun battito cardiaco e si riduce quando il cuore si rilascia tra i battiti. Mentre la PA può cambiare di minuto in minuto in concomitanza a
cambi di postura, attività fisica, stress o riposo, patologie (febbre in particolare). In circostanze normali negli adulti a partire dai 20 anni dovrebbe essere inferiore a 120/80 mmHg (sistolica inferiore a 120 e diastolica inferiore a 80).

Un singolo valore alto non è necessariamente sinonimo di ipertensione arteriosa, ma se nel tempo vengono riscontrati valori maggiori o uguali a 140/90 mmHg (sistolica 140 o più, oppure diastolica 90 o più), il medico molto probabilmente avvierà un percorso terapeutico. Un programma del genere include ogni volta che sia possibile delle modifiche allo stile di vita, nonché la prescrizione di farmaci quando necessario. Se durante il monitoraggio della pressione arteriosa vengono riscontrati valori sistolici di 180 mmHg o più, o valori diastolici di 110 mmHg o più, aspettare qualche minuto e ripetere la misura. Se vengono nuovamente riscontrati valori alti, la misura sarà indicativa di crisi ipertensiva e sarà necessario ricorrere immediatamente a un intervento medico per trattarla. Se non è possibile ottenere aiuto domiciliare, è necessario farsi portare al pronto soccorso.

È PIÙ IMPORTANTE LA MASSIMA O LA MINIMA?

Tipicamente nei soggetti con oltre 50 anni si dà maggior peso alla pressione arteriosa sistolica (massima) come fattore di rischio per le malattie cardiovascolari. In molti soggetti la pressione arteriosa aumenta gradualmente con l’età a causa del progressivo irrigidimento delle arterie maggiori, dell’accumulo progressivo di placche e dell’aumentata incidenza di malattie cardiache e vascolari.

PRESSIONE BASSA

Per sapere se si è iper- o ipotesi, termini che indicano rispettivamente una pressione troppo alta o più bassa del normale, è necessario conoscere i livelli di pressione ritenuti sani. La pressione arteriosa ottimale è meno di 120/80 mmHg.  Entro certi limiti, più bassi sono i valori e meglio è. Non esistono limiti specifici a cui attenersi per definire la pressione arteriosa troppo bassa, a meno che non ci siano sintomi o disturbi.

UNA PRESSIONE ARTERIOSA INTORNO A 85/55 È DA CONSIDERARE UN PROBLEMA?

Se non si manifestano sintomi riferibili a una pressione arteriosa troppo bassa, non ci sono ragioni di preoccuparsi. La maggioranza dei medici considera una pressione arteriosa cronicamente bassa pericolosa solo se causa segni rilevabili e sintomi quali:

  • Vertigine o senso di stordimento
  • Svenimenti (sincopi)
  • Disidratazione e sete inusuale: la disidratazione può talvolta causare cadute della pressione arteriosa, tuttavia, la disidratazione non segnala automaticamente una pressione arteriosa ridotta. Febbre, vomito, diarrea grave, abuso di diuretici e intensa attività fisica possono tutti indurre disidratazione, una condizione potenzialmente grave in cui il corpo perde più acqua rispetto a quanta ne assume.
  • Mancanza di concentrazione
  • Visione confusa
  • Nausea
  • Pelle fredda, umida e pallida
  • Respiro rapido e profondo
  • Stanchezza
  • Depressione

La pressione arteriosa bassa può associarsi a:

  • Riposo a letto prolungato
  • Gravidanza: Durante le prime 24 settimane di gravidanza, una diminuzione della pressione arteriosa è comune.
  • Riduzioni del volume ematico: anche una diminuzione del volume di sangue può causare la discesa della pressione arteriosa. Una perdita significativa di sangue conseguente a un trauma grave, disidratazione o sanguinamenti interni massicci ne riduce il volume, inducendo una significativa diminuzione della pressione arteriosa.
  • Vari farmaci possono causare una pressione arteriosa bassa: diuretici e altri farmaci per l’ipertensione, farmaci per il cuore come i beta-bloccanti, farmaci per il morbo di Parkinson, antidepressivi triciclici, medicinali per la disfunzione erettile, soprattutto in combinazione con la nitroglicerina, narcotici e alcolici. Altri farmaci e composti da banco possono abbassare la pressione arteriosa quando presi in associazione con i farmaci per l’ipertensione.
  • Problemi cardiaci: possono determinare una pressione arteriosa bassa annoverano una frequenza cardiaca anormalmente bassa (bradicardia), patologie delle valvole cardiache, un attacco cardiaco e l’insufficienza cardiaca. Il cuore può non essere in grado di far circolare abbastanza sangue per le necessità dell’organismo.
  • Problemi endocrini: interessano le ghiandole secernenti ormoni del sistema endocrino, in particolare deficit tiroidei (ipotiroidismo), malattie delle paratiroidi, insufficienza surrenalica (morbo di Addison), ipoglicemia e, in alcuni casi, diabete.
  • Infezioni gravi (shock settico): può avvenire quando i batteri lasciano il sito primario dell’infezione (perlopiù i polmoni, l’addome o il tratto urinario) ed entrano nel circolo sanguigno. I batteri producono quindi tossine che colpiscono i vasi sanguigni, portando a una riduzione drastica e potenzialmente mortale della pressione arteriosa.
  • Reazione allergica (anafilassi): lo shock anafilattico è una reazione allergica talvolta mortale che può verificarsi in soggetti molto sensibili a farmaci come la penicillina, alcuni alimenti come le arachidi, o le punture di api o vespe. Questo tipo di shock è caratterizzato da problemi respiratori, orticaria, prurito, gonfiore della gola e una caduta improvvisa e drammatica della pressione arteriosa.
  • Ipotensione di origine neurologica: questo disordine causa la caduta della pressione arteriosa dopo lunghi periodi in posizione eretta, originando sintomi come senso di vertigine, nausea e svenimento. Questa condizione colpisce principalmente soggetti giovani e avviene a seguito di un errore di comunicazione tra il cuore e il cervello.
  • Carenze nutrizionali: la mancanza di vitamina b12 e/o di acido folico può causare anemia, che può portare a una riduzione della pressione arteriosa.

QUANDO CONSULTARE IL MEDICO

In caso di vertigini o senso di stordimento, si raccomanda di consultare il proprio medico. In caso di disidratazione, ipoglicemia o colpo di calore (troppo sole o troppo a lungo in un bagno caldo), è più importante la velocità di riduzione della pressione che non l’entità. Annotarsi sintomi e attività corrispondenti al momento in cui si sono manifestati i sintomi.

PRESSIONE ARTERIOSA E FREQUENZA CARDIACA

Non c’è una chiara correlazione tra frequenza cardiaca e pressione arteriosa e quindi la misurazione della frequenza cardiaca non è indicativa del valore di pressione arteriosa. Per chi soffre di ipertensione arteriosa, non ci sono alternative alla misura della pressione.

L’INCREMENTO DELLA FREQUENZA CARDIACA NON CAUSA ANALOGA SALITA DELLA PRESSIONE

Anche se il cuore batte più volte al minuto, i vasi sanguigni sani si dilatano (si allargano) per permettere un passaggio più facile al maggior volume di sangue. Durante l’attività fisica, il cuore accelera in modo da convogliare più sangue ai muscoli. Il cuore può essere in grado di raddoppiare la propria frequenza senza problemi, mentre la pressione arteriosa va incontro a incrementi modesti. Il rilevamento del polso può misurare l’attività cardiovascolare e il consumo di ossigeno, ma non sostituisce la misurazione della pressione arteriosa. Se ci si prende il polso (la frequenza cardiaca) prima, durante e dopo l’attività fisica, si noterà che aumenta durante l’esercizio. Maggiori sono l’intensità e l’energia richieste dall’esercizio, più il polso aumenterà. Quando l’esercizio viene interrotto, il polso non torna immediatamente ai livelli di base, ma solo gradualmente. Maggiore è il grado di allenamento fisico, più rapida sarà la ripresa della normale frequenza cardiaca. Questi valori possono essere utili per capire, ma non sono correlati alla pressione arteriosa.

 

Fonte: https://bit.ly/2Bl9a3D

Diabete, come riconoscerlo e prevenirlo nei nostri amici a quattro zampe

Il diabete non risparmia neanche i nostri amici a quattro zampe. La malattia viene diagnosticata in circa un animale domestico su 500, ma spesso i padroni non se ne rendono conto, così come ignorano di essere stati loro a “contagiarli”. Cani e gatti condividono con i padroni spaziabitudini e stili di vita non sempre corretti. Tuttavia, prevenire si può e, se curato, il diabete negli animali comporta una vita quasi normale.

Il cane è colpito quasi esclusivamente dal diabete di tipo 1, quello di tipo genetico, e le femmine affette risultano essere il doppio rispetto ai maschi. Anche alcune razze sono più a rischio: Setter Inglese, Yorkshire Terrier, Samoiedo, Terrier, Schnauzer Nano, Beagle, Barbone, Dobermann Pinscher, Golden retrive e Labrador. Nel gatto, invece si presenta più spesso il diabete di tipo 2 e sono più colpiti i maschi castrati. A differenza del cane, nei gatti il legame tra obesità e comparsa della malattia è stato chiaramente dimostrato. Per questo si tratta quasi di una “malattia trasmissibile” perché involontariamente a trasmettergliela è il padrone con un’alimentazione inadeguata.

I sintomi

Gli animali domestici non sono in grado di comunicare il proprio malessere, ogni padrone dovrebbe stare particolarmente attento ai campanelli d’allarme e ai segnali fisici per andare in tempo dal veterinario. I sintomi più caratteristici sono la sete intensa, l’urinazione abbondante, la perdita di peso, la letargia (l’animale è meno attivo o dorme di più), gli occhi opachi (nel cane), l’assenza di auto-pulizia (nel gatto) oppure il pelo radosecco e opaco.

Prevenzione

Come nell’uomo, oltre all’età e ai fattori genetici, vanno tenuti in considerazione anche fattori di rischio legati allo stile di vita, quali obesità e poco esercizio fisicoEvitare che il proprio animale sia in sovrappeso seguendo una giusta alimentazione, sia per il cane che per il gatto, e assicurarsi che faccia un po’ di attività ogni giorno. Fare attenzione ai primi sintomi è importante per evitare complicanze, come la cataratta nel cane, cioè una progressiva opacizzazione del cristallino che può provocare la cecità, e debolezza degli arti posteriori, dovuta a un danneggiamento dei nervi.

Se però obesità e sedentarietà rimangono due fattori di rischio presenti nella vita del proprio animale domestico, allora il proprietario dovrebbe sottoporre l’animale a controlli periodici. La valutazione iniziale consigliata dai veterinari può essere semplicemente l’analisi delle urine per ricercare la presenza di zucchero. Individuando la patologia precocemente e intervenendo con una tempestiva terapia insulinica, si può garantire al nostro animale un’elevata qualità di vita.