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I bambini e la vitamina D, tutto ciò che c’è sapere

Che cos’è e dove si trova?

La vitamina D viene normalmente prodotta nella pelle che, grazie ai raggi solari e in particolare alle radiazioni ultraviolette, trasforma il deidrocolesterolo, un derivato del colesterolo, in vitamina D3 o colecalciferolo. Ma la vitamina D3 non è ancora attiva: deve passare prima nel fegato e poi nel rene per diventare un vero e proprio ormone: il 25-(OH) 2 -colecalciferolo.

La maggior parte della vitamina D che ci occorre viene prodotta dalla pelle esposta ai raggi solari. La vitamina D è contenuta anche in alcuni alimenti: soprattutto il pesce grasso come il salmone, le aringhe, le sardine e il fegato di pesce (olio di fegato di merluzzo), il tonno in scatola, il tuorlo d’uovo, il burro, le verdure a foglia verde e alimenti addizionati con vitamina D come alcuni tipi di latte.

A cosa serve e a cosa fa bene?

La vitamina D è essenziale per promuovere l’assorbimento del calcio dall’intestino e il riassorbimento del calcio e del fosforo da parte del rene. È indispensabile per il deposito del calcio nelle ossa e per conferire loro la solidità e la resistenza che le caratterizzano. Studi recenti suggeriscono che la vitamina D promuove anche il funzionamento del sistema immunitario e alcune funzioni neuromuscolari.

Chi può avere bassi livelli di vitamina D?

L’attuale stile di vita rende difficile la produzione di una quantità sufficiente di vitamina D: i bambini trascorrono moltissime ore in ambienti chiusi, a scuola e a casa, al PC, occupati con lo smartphone o davanti a un televisore; molte attività sportive si svolgono in ambienti chiusi.

Per giunta sappiamo che un’eccessiva esposizione ai raggi del sole favorisce l’insorgenza di melanoma e altri danni alla pelle e la proteggiamo con prodotti che non lasciano passare i raggi ultravioletti.

Quanto agli alimenti ricchi di vitamina D, quasi nessuno incontra i favori dei nostri bambini e dei nostri ragazzi. Insomma: non stupisce che molti studi condotti in questi ultimi anni dimostrino che molti di loro hanno bassi livelli di questa vitamina.

Quando sospettare una mancanza o carenza di vitamina D?

Nei primi due anni di vita la carenza di vitamina D si manifesta con il rachitismo, espressione di inadeguata mineralizzazione dell’osso in crescita con deformazioni dello scheletro.

Oggi il rachitismo, nel nostro Paese è molto raro anche se talvolta lo si può diagnosticare nei piccoli bambini di pelle scura – soprattutto di origine africana – che proprio per via del colore della loro pelle sono meglio protetti dai raggi ultravioletti ma sintetizzano meno vitamina D.

Il rachitismo si manifesta solitamente con un ingrossamento dei polsi e delle caviglie, la comparsa di nodosità al torace (il cosiddetto “rosario rachitico”), il rammollimento delle ossa del cranio (cranio “a pallina di ping pong”) e l’incurvamento delle ossa lunghe degli arti inferiori.

Nelle età successive l’ipovitaminosi D si manifesta con debolezza muscolare, una netta diminuzione della densità ossea e un aumentato rischio di fratture.

Possono esserci rischi da eccesso di somministrazione?

Le ipervitaminosi (eccesso di vitamina D) si verificano esclusivamente per un’eccessiva somministrazione di farmaci che contengono vitamina D. Non si conoscono casi di ipervitaminosi causati da eccessiva esposizione al sole o da eccessiva assunzione di alimenti che contengono vitamina D.

I sintomi dell’ipervitaminosi sono causati dall’eccessivo assorbimento di calcio che determina un aumento della calcemia (concentrazione di calcio nel sangue), nausea, vomito, diarrea e, se l’ipervitaminosi si protrae nel tempo, danni renali e cardiaci causati dal deposito di calcio nel rene e nel cuore.

Quando è necessaria l’integrazione di vitamina D?

Sulla base delle linee guida nazionali e internazionali, si consiglia la supplementazione di vitamina D solamente nei primi 12 mesi di vita, al dosaggio di 400 U.I. al giorno.

Dopo l’anno di età, l’integrazione con vitamina D è indicata solo in alcune categorie a rischio (in particolare, bambini con patologie croniche che comportano un ridotto assorbimento intestinale della vitamina).

Perché i livelli di vitamina D siano adeguati, è comunque consigliabile che i bambini e gli adolescenti seguano una dieta varia ed equilibrata e svolgano frequenti attività all’aria aperta.

 

Fonte: https://bit.ly/3igSPVT

Bambini, i nostri consigli per un’estate in salute

L’estate è sinonimo di benefici per l’umore e la salute, per noi e per i nostri piccoli. Infatti, le giornate calde e soleggiate sono fonte naturale di vitamina D. Ma l’eccessiva esposizione a radiazioni UV può produrre effetti poco piacevoli come scottature, foto-cheratiti e foto-congiuntiviti. Per questo è importante fare attenzione all’esposizione dei bambini al sole.

Per evitare rischi è bene seguire alcuni semplici consigli:

  • Idratazione – far bere spesso i bambini, soprattutto quelli più piccoli che si disidratano più facilmente. Preferibilmente prodotti non zuccherati.
  • Neonati – tenere i bambini di età inferiore a 12 mesi sempre al riparo dalla luce diretta del sole.
  • Esposizione – non esporre i piccoli nelle ore più calde della giornata, dalle 11.00 alle 16.00, la loro pelle è molto delicata e i raggi UVA molto forti. Proteggerli con abbigliamento adeguato, cappellino e occhiali.
  • Protezione – applicare filtri solari a fattore di protezione elevato e adeguato al fototipo, ovvero facendo particolare attenzione nel caso di carnagione chiara e capelli rossi o biondi. I filtri solari non sono un modo per prolungare il tempo di esposizione al sole, per aumentarne l’efficacia protettiva è meglio applicarli prima di uscire all’aperto. Anche se è riportata la dicitura “resistente all’acqua” riapplicare la protezione dopo ogi bagnetto.
  • Sudamina o miliaria – in estate i bambini sono soggetti all‘infiammazione cutanea provocata dall’ostruzione dei dotti escretori. Utilizzare dei prodotti che contengono amido in modo da adsorbire il sudore in eccesso e lenire la pelle. É possibile aggiungere l’amido in polvere anche al bagnetto dei nostri piccoli. In farmacia trovate la linea Amidomio Euphidra specifica per queste problematiche della pelle.

Bambini al mare: 6 sempli consigli per proteggerli dal sole

Il sole fa bene ai bambini in quanto favorisce lo sviluppo delle ossa e stimola il sistema immunitario. Senza dimenticare che l’aerosol naturale regalato dal mare è un vero e proprio toccasana per la salute del loro apparato respiratorio. Ma i più piccoli, più degli adulti, necessitano di un’adeguata protezione solare. La loro pelle è molto delicata, soprattutto prima dei 4 anni, quando il sistema naturale di difesa dei tessuti non è ancora completo. Per proteggere i bambini dal sole è fondamentale usare protezioni con Spf 50, resistenti all’acqua e al sudore. Queste protezioni sono efficaci per proteggerli dai raggi Uv perché sono costituiti da minuscole particelle minerali che riflettono i raggi solari impedendo di raggiungere la pelle del bambino.

Le protezioni specifiche Spf 50 riescono a respingere sia i raggi Uva sia i raggi Uvb. E’ importante scegliere uno schermo per bambini perché i prodotti formulati sono schermi fisici per questo dalla consistenza pastosa e sono adatti anche ai soggetti allergici. Gli adulti possono usare le protezioni solari dei bambini ma, al contrario, i bambini devono evitare le creme solari degli adulti (anche se di tipo Spf 50). Le protezioni solari per adulti, purtroppo, sono realizzate con filtri chimici (e non di tipo fisico come quelle dei bambini) quindi possono danneggiare la loro epidermide e irritare le pelli più sensibili. In breve, ecco alcuni consigli per proteggere al meglio i vostri figli e godervi le vacanze al mare senza problemi:

  • Scegliete protezioni naturali con oli e pigmenti minerali che vanno a creare uno schermo fisico.
  • Applicate la crema sia sul corpo che sul viso e ripetete l’applicazione più volte al giorno soprattutto se il bambino entra ed esce spesso dall’acqua.
  • Evitate di recarvi in spiaggia durante le ore più calde della giornata, principalmente tra le 12 e le 16, e tenete i neonati e i bambini piccoli al riparo dal sole quanto più possibile durante il loro primo anno di vita.
  • Assicuratevi che il bambino beva molta acqua e mangi tanta frutta e verdura. Se fa i capricci optate per ghiaccioli alla frutta, succhi e frullati cosi da non fargli mancare mai la giusta quantità di liquidi, vitamine e sali minerali che gli permetteranno di continuare a godersi il sole in totale sicurezza.
  • Se il bambino assume farmaci chiedete consiglio al vostro pediatra su come comportarvi in merito all’esposizione al sole.
  • Una volta rientrati a casa non dimenticate di utilizzare una crema doposole in modo da idratare a fondo la pelle del piccolo.

Videogiochi, la ricerca conferma i benefici contro la dislessia

Diversamente da quanto ritenuto da molti genitori, giocare ai videogiochi non è tempo perso ma in certi casi può rivelarsi un aiuto prezioso. Di recente i videogiochi sono entrati nei programmi di riabilitazione della dislessia (un disturbo specifico di apprendimento caratterizzato da difficoltà selettive nella lettura) rivoluzionando in modo efficace e divertente i trattamenti tradizionali.

Il periodo sensibile per uno sviluppo tipico delle abilità di linguaggio e di lettura è rintracciabile in fasi molto precoci della vita, ben prima delle manifestazioni cliniche in età scolare. Diversi studi indicano inoltre che una individuazione tempestiva dei disturbi di linguaggio (preferibilmente entro i 3 anni di vita) permette di impostare interventi in grado di far evolvere positivamente le competenze linguistiche e di prevenire l’insorgenza della dislessia.

Ricerche condotte negli ultimi anni in sinergia da studiosi dell’Università di Padova e dell’IRCCS “Eugenio Medea” hanno testato l’efficacia dei videogiochi d’azione (che agiscono sui circuiti cerebrali legati alla percezione del movimento) nell’accelerare la lettura e l’attenzione visiva nei bambini italiani con dislessia.

I risultati dimostrano che i videogiochi d’azione potenziano le capacità di percezione e attenzione visiva e favoriscono l’estrazione di informazioni dall’ambiente.

Al giocatore è richiesta la prontezza e l’agilità nel muovere i comandi del gioco. Grazie ai videogiochi i bambini dislessici hanno imparato a orientare e focalizzare la loro attenzione per estrarre le informazioni rilevanti di una parola scritta in modo più efficiente. Circa 12 ore passate ai videogiochi d’azione migliorano la capacità di lettura dei bambini dislessici più di quanto non ottenga un anno di lettura spontanea o un percorso di lettura tradizionale.

Le abilità di lettura acquisite risultano stabili anche dopo due mesi dal singolare “trattamento”. Tuttavia un trattamento non si improvvisa e deve essere seguito da uno specialista della riabilitazione neuropsicologica.