Consigli utili per sopravvivere alle abbuffate di Natale

È in arrivo quel periodo dell’anno in cui si fanno vere e proprie maratone del cibo. A risentirne non è però solo lo stomaco ma tutto l’apparato digerente, il metabolismo e la nostra forma fisica. Le reazioni ad un’abbuffata sono soggettive, c’è comunque qualcosa che possiamo fare prima o dopo l’abbuffata per aiutarci.

Prima dell’abbuffata 

  • ridurre il consumo di cibo una settimana prima e una settimana dopo
  • fare più esercizi fisici del solito
  • limitare il consumo di alcol

Subito dopo

La cosa peggiore da fare dopo un’abbuffata è stendersi o andare a dormire. Molto meglio stare in piedi e muoversi per almeno mezz’ora: aiuta a tenere attiva la circolazione e aiuta anche la digestione.

Ecco qualche rimedio tradizionale del post abbuffata per favorire la digestione e sentirsi subito meglio:

  • acqua e bicarbonato e qualche goccia di limone
  • un bicchiere d’acqua calda con il succo di mezzo limone, da sorseggiare
  • una tisana preparata con l’equivalente di un bicchiere d’acqua con tre foglie di salvia, 1 rametto di rosmarino e due fettine di limone
  • un chicco di caffè da tenere in bocca che è efficace contro nausea e vomito

 Nei giorni seguenti

Si può fare una dieta detox: il giorno dopo l’abbuffata conviene stare leggeri e purificare un po’ l’organismo.

  • A stomaco vuoto, sorseggiate un bicchiere di acqua calda con il succo di un limone (cosa che potete ripete per tutta la settimana): servirà a purificarvi e a sentirvi più leggeri.
  • Fate colazione con qualche fetta biscottata integrale e una camomilla o una tisana.
  • Prediligete alimenti freschi e bevete molta acqua, almeno due litri al giorno. Mangiate frutta di stagione, ricca di vitamina C e verdure depuranti e drenanti: carciofi, radicchio, broccoli, indivia che stimolano processi detossificanti nell’organismo.
  • Evitate cibi in scatola e confezionati, ma cucinate tutto voi, con poco condimento e con cotture leggere, come quella a vapore.

Sorseggiate tisane depurative durante il giorno:

  • Tisana ai semi di finocchio: lasciate in infusione un cucchiaino con i semi di finocchio in circa 200 ml di acqua poi filtrare e bevete dopo ogni pasto.
  • Ottimo anche lo zenzero, rinomato proprio per le sue qualità digestive. Lo si può grattugiare, fresco, in acqua calda, accompagnandolo anche col limone.
  • Tisana al finocchio, al carciofo, all’anice, al karkadè, ricca di vitamina C e dall’effetto drenante.

Integratori alimentari

Dopo un’abbuffata, può essere utile prendere Biochetasi Digestione e Acidità, integratore alimentare specifico per difficoltà digestive, pesantezza, acidità e gonfiore.

 

Allattamento e Covid-19: raccomandazioni utili per le mamme

Si può allattare in pandemia?

 

Sì, non c’è motivo per rinunciare a una pratica così preziosa per il Covid. Il virus non si trasmette con il latte. Igiene e mascherina bastano a preservare il piccolo. E poi la mamma può vaccinarsi.

Sono numerosi e importanti i benefici associati all’allattamento al seno, sia per il bambino sia per la

mamma, tanto che OMS, UNICEF e Ministero della salute italiano forniscono indicazioni chiare:

  • incominciare ad allattare entro un’ora dalla nascita;
  • farlo in maniera esclusiva per almeno 6 mesi;
  • a seguire avviare l’alimentazione complementare, con l’introduzione di cibi semisolidi e solidi, e continuare ad allattare per tutto il tempo che si desidera proseguire, anche oltre il secondo anno di vita.

L’allattamento influisce positivamente su crescita, sviluppo, salute a breve termine (riduzione delle infezioni, migliore risposta alle vaccinazioni) e a lungo termine (minor rischio di obesità, malattie cardiovascolari e immuno-mediate). La situazione creata dal COVID-19 può suscitare tuttavia dubbi circa questa pratica.

Il latte può infettare?

Il latte materno non è un liquido biologico sterile, avendo una sua normale flora batterica. In corso di malattia della madre può contenere microorganismi patogeni (batteri o virus), che nella grande maggioranza dei casi non sono in grado di infettare il lattante. La possibile trasmissione dell’infezione da madre a bambino con il latte è documentata con certezza solo per pochissimi virus, tra cui quello dell’AIDS.

Per la gran parte delle infezioni virali, comprese influenza e CovID-19, il contagio avviene invece, pricipalmente, anche tra madre e neonato, con le goccioline respiratorie o al massimo per inoculazione da contatto attraverso le mucose. La sospensione dell’allattamento nel momento in cui viene diagnosticata un’infezione materna è dunque inutile, e in ogni caso risulterebbe intempestiva, dal momento che la trasmissione per via respiratoria da madre a bambino potrebbe essersi già prodotta. È inoltre un intervento potenzialmente dannoso in quanto toglierebbe al bambino non solo un alimento ottimale dal punto di vista nutrizionale e biologico, ma al tempo stesso l’opportunità di ricevere col latte materno gli anticorpi diretti contro lo specifico temuto agente infettivo. Non bisogna trascurare nemmeno il fatto che la sospensione dell’allattamento non tiene  conto dei bisogni emotivi e psicologici della madre.

In sintesi, le infezioni materne molto raramente costituiscono controindicazioni ad allattare, mentre il ricorso al latte artificiale risulta indicato solo per buone ragioni di natura medica o per scelta informata della madre.

Le raccomandazioni del Ministero della Salute

Il Tavolo tecnico allattamento istituito dal Ministero della Salute ha ritenuto di fissare alcuni concetti base riguardanti l’alimentazione infantile e di fornire alcune indicazioni che possano risultare utili nell’attuale ed eventualmente in future pandemie. Queste le raccomandazioni:

  • Le donne non vanno mai separate dai loro bambini, fatta eccezione nei casi in cui la donna e/o il piccolo abbiano bisogno di cure intensive.
  • L’allattamento va tutelato ogni qual volta sia possibile, anche in corso di pandemia.
  • L’eventuale ricorso a un’alimentazione con latte artificiale va attuato solo dopo attenta valutazione del rapporto tra rischio e beneficio di ciascuna opzione alimentare e delle condizioni generali di salute della donna che allatta.

La ricerca del virus nel colostro (il primo latte, così prezioso) e nel latte prodotto nei giorni seguenti è risultata finora sempre negativa. Per questo si considera che il latte non costituisca un rischio riguardo alla trasmissione di tale infezione. Il problema si può presentare, dunque, non tanto per l’assunzione del latte, quanto per la vicinanza, il contatto, tra una mamma infetta e il proprio bambino.

Come è stato dimostrato, infatti, il virus SARS-COV-2 si trasmette principalmente da persona a persona tramite contatto stretto (entro un metro), attraverso le goccioline delle vie respiratorie, soprattutto quando un individuo infetto starnutisce o tossisce.

Per questo motivo è importante seguire, per evitare il contagio soprattutto qualora la mamma sia positiva, le indicazioni fornite dall’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.

Che fare se la mamma è positiva

Le madri se – positive al virus SArS-Cov-2 o in attesa della risposta del tampone – non presentino sintomi o abbiano sintomi poco rilevanti, devono evitare di baciare il proprio piccolo, e quando gli si avvicinano, a maggior ragione se per allattare, devono:

  • indossare la mascherina;
  • lavare accuratamente le mani (con acqua e sapone per almeno 20 secondi o con una soluzione alcolica).

La culla del neonato, se è nella stessa camera della madre (sia in ospedale sia a casa), va posizionata a 2 metri dal letto.

Inoltre, le superfici con cui la mamma viene a contatto vanno regolarmente pulite e disinfettate con alcool o prodotti a base di cloro (candeggina).

In caso di sintomi respiratori gravi, in attesa della risposta del tampone, la mamma e il bambino vengono temporaneamente separati. Se il tampone risulta negativo la mamma e il bambino possono tornare a stare nella stessa stanza, se invece è positivo rimangono in stanze separate.

In questi casi, il latte materno andrà offerto ’fresco’, dopo essere stato estratto, manualmente o con l’utilizzo di un tiralatte e senza che sia stato pastorizzato (esposto ad alta temperatura per un breve periodo di tempo per una eliminazione dei microrganismi patogeni), perché non sembra costituire di per sé un veicolo di infezione.

Si dovrà estratte il latte manualmente o con un tiralatte ogni 3 ore, per mantenere una produzione adeguata tanto che si possa ricominciare ad allattare, appena possibile, direttamente al seno.

Nel caso in cui la mamma con CovID-19 assuma farmaci specifici, l’allattamento al seno va valutato caso per caso.

Solo nei casi in cui la malattia sia molto grave, le condizioni generali della madre siano compromesse e non fosse possibile estrarre il latte manualmente o con l’utilizzo di un tiralatte, andrà somministrato latte artificiale.

Chi allatta si può vaccinare?

Ma ci si può vaccinare durante l’allattamento?

Neonatologi, pediatri e ginecologi italiani evidenziano che i vaccini a mRNA sono “assolutamente sicuri” sia per le donne che allattano sia per quelle in gravidanza, e raccomandano la loro somministrazione a entrambe in modo da evitare “rischi  gravi, possibili anche per queste categorie”. “Non esistono controindicazioni diverse dal resto della popolazione alla vaccinazione”, fanno notare Società italiana di neonatologia, Società italiana di pediatria, Società italiana di ginecologia e ostetricia, Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani, Associazione ginecologi universitari italiani, Società italiana di medicina perinatale, Associazione ginecologi territoriali e Società europea di rianimazione pediatrica e neonatale.