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Detox di primavera: come supportare fegato e intestino in modo naturale

Con l’arrivo della primavera, il corpo sente il bisogno di alleggerirsi e riequilibrarsi dopo i mesi più freddi e sedentari. Uno dei sistemi migliori per farlo è attraverso un detox delicato ma efficace, focalizzato su due organi fondamentali: fegato e intestino.

Questi due “alleati invisibili” sono responsabili dell’eliminazione delle tossine, della digestione e dell’assimilazione dei nutrienti. Supportarli con piccoli accorgimenti quotidiani può fare davvero la differenza per il nostro benessere generale.

Ecco i consigli fondamentali per una depurazione di primavera dolce, efficace e sostenibile.

1. Bevi più acqua: la base di ogni detox

L’idratazione è il primo passo per aiutare il corpo a eliminare scorie e tossine accumulate. Bere almeno 1,5-2 litri di acqua al giorno favorisce la funzionalità renale, migliora la digestione e mantiene l’intestino attivo. Se ti riesce difficile bere acqua semplice, puoi aggiungere fettine di limone, zenzero o foglie di menta per un effetto rinfrescante e digestivo.

2. Aumenta l’assunzione di fibre e alimenti fermentati

Una flora intestinale equilibrata è essenziale per il benessere digestivo e immunitario. Inserisci nella tua alimentazione quotidiana:

  • Verdure a foglia verde, carciofi, finocchi e cavoli

  • Cereali integrali e legumi

  • Yogurt, kefir e crauti (non pastorizzati)

Le fibre favoriscono il transito intestinale, mentre i fermenti lattici vivi aiutano a rinforzare il microbiota intestinale, riducendo gonfiore e infiammazioni.

3. Riduci gli alimenti che appesantiscono fegato e intestino

Per alleggerire il carico sul sistema digestivo, è importante limitare:

  • Alcolici

  • Zuccheri semplici

  • Cibi processati e grassi saturi (fritture, insaccati)

Questi alimenti non solo ostacolano la digestione, ma possono promuovere infiammazione epatica e alterazioni del microbiota.

4. Scegli cibi amici del fegato

Alcuni alimenti hanno una riconosciuta funzione epatoprotettiva e digestiva:

  • Carciofo: stimola la produzione di bile e facilita la digestione dei grassi

  • Curcuma: grazie alla curcumina, ha un effetto antinfiammatorio e protettivo sul fegato

  • Finocchio: combatte il gonfiore e ha un’azione carminativa naturale

  • Tè verde: ricco di catechine, potenti antiossidanti che aiutano la funzionalità epatica

5. Integratori: un aiuto mirato

Se desideri un supporto in più, puoi ricorrere a integratori specifici a base di:

  • Cardo mariano (silibina): per la protezione del fegato

  • Tarassaco: depurativo e diuretico

  • Desmodio: utile in caso di affaticamento epatico

  • Probiotici: per riequilibrare la flora intestinale

  • Enzimi digestivi: per migliorare la digestione dopo pasti abbondanti

È sempre consigliabile scegliere prodotti di qualità, formulati da aziende affidabili, e possibilmente dopo un confronto con il tuo farmacista di fiducia.

Conclusione

Fare un detox di primavera non significa seguire diete drastiche o privarsi del piacere del cibo. Si tratta piuttosto di rimettere in equilibrio l’organismo, sostenendo gli organi che più lavorano per il nostro benessere.

Se vuoi una consulenza personalizzata o cerchi i prodotti più adatti alle tue esigenze, passa in farmacia: saremo felici di aiutarti a ritrovare leggerezza, energia e vitalità.

Allergia o raffreddore? Come riconoscerli e cosa fare

Con l’arrivo della primavera, aumentano i primi starnuti, il naso che cola e quella fastidiosa sensazione di stanchezza. Ma si tratta di un semplice raffreddore o di allergia stagionale? I sintomi possono sembrare simili, ma ci sono segnali chiave per distinguerli.

Come riconoscere l’allergia dalla comune influenza?

  • Starnuti continui? Se non riesci a smettere di starnutire, è molto probabile che si tratti di allergia. Nel raffreddore, invece, gli starnuti sono più sporadici.
  • Occhi rossi e gonfi? È un classico segnale di reazione allergica. Il raffreddore raramente colpisce gli occhi in questo modo.
  • Muco trasparente? Se il tuo naso cola con secrezioni chiare e liquide, è un forte indizio di allergia. Il raffreddore, invece, tende a rendere il muco più denso e giallastro.
  • Febbre? Se hai la febbre, molto probabilmente si tratta di raffreddore o influenza, perché l’allergia non causa mai un aumento della temperatura corporea.
  • Stanchezza intensa? Può comparire in entrambi i casi, ma per motivi diversi: nel raffreddore il corpo combatte un’infezione, mentre nell’allergia l’organismo reagisce agli allergeni esterni.

Cosa fare se si tratta di allergia?

Se leggendo questa lista ti riconosci più nei sintomi dell’allergia, non aspettare che peggiori!

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Allergie: come scoprire cosa le provoca

Prick test e patch test sono esami con cui individuare la causa di reazioni a sostanze presenti nell’ambiente o nei cibi: è il presupposto per prevenzione e terapia mirate.

Reazioni dell’organismo verso sostanze presenti nell’ambiente (per esempio nell’aria, ed è il caso, tra l’altro, dei pollini) o negli alimenti. Le allergie sono patologie molto diffuse, tanto che interessano circa una persona su quattro. Individuare gli agenti che le provocano (allergeni) è la base di efficaci comportamenti di prevenzione e di una possibile terapia desensibilizzante, quella che può risolvere alla radice il problema laddove le altre, attuabili anche con farmaci che può consigliare il farmacista, puntano al contrasto dei sintomi. Per fare ciò sono preziosi i cosiddetti prick test e patch test, esami di reazione cutanea con i quali si possono saggiare diversi tipi di possibili allergeni.

Prick test

È un esame rapido e indolore, che può essere eseguito su adulti e bambini. Consente di mettere in evidenza la presenza di anticorpi (IGE) responsabili delle manifestazioni allergiche. La prova, per ogni agente di cui verificare la capacità di provocare allergia nel soggetto, consiste nell’applicazione di una goccia di quella sostanza sulla cute dell’avambraccio (nei bambini il test può essere effettuato anche nella parte superiore della schiena); la pelle viene poi punta leggermente con una lancetta sterile in corrispondenza della goccia, per consentire all’allergene di penetrare nell’epidermide. Per verificare se la reazione della pelle sia normale o eccessiva vengono applicate anche sostanze di riferimento quali istamina, glicerina o una soluzione salina. L’istamina dovrebbe provocare una reazione cutanea: se questa non si presenta il test potrebbe non essere in grado di rivelare un’allergia. Se, invece, producono un effetto sulla pelle la glicerina o la soluzione salina, che nella maggior parte delle persone non inducono alcuna reazione, occorre sospettare che il test possa fornire una falsa diagnosi di allergia. Dopo circa 15 minuti di attesa, si esamina la cute per valutare se sia presente, e in quale misura, una reazione agli allergeni, consistente nella comparsa di rigonfiamenti che provocano prurito, contornati da un alone arrossato: manifestazioni molto simili, insomma ai pomfi provocati dalla puntura di una zanzara.

Patch test

Solitamente lo si esegue per verificare se una certa sostanza provochi una reazione allergica cutanea (dermatite da contatto); è un esame indolore che si effettua con l’applicazione, sulla pelle del dorso, di cerotti contenenti gli allergeni da valutare. Questi vengono lasciati sulla cute per 48-72 ore, nel corso delle quali occorre, per far sì che non si stacchino, evitare di bagnarsi e cercare di limitare la sudorazione, come quella indotta da attività fisica e lavori pesanti. Dopo 48 ore, il medico procede a una prima lettura per verificare l’eventuale presenza di reazioni cutanee (eritema, edema, papule o vescicole). A 72 ore dall’applicazione dei cerotti viene eseguita la lettura definitiva. A differenza del prick test, il cui risultato si conosce già al termine dell’esame, il patch test richiede tempi piuttosto lunghi, poiché saggia le reazioni mediate da cellule (e non da anticorpi), che necessitano di almeno due giorni per prodursi. Per sottoporsi a questi esami non è necessaria una preparazione, ma per una serie di ragioni è bene informare il medico.

Farmaci che falsano

I medicinali possono interferire con le prove allergiche?
Sì. Alcuni farmaci possono attenuare le reazioni allergiche, impedendo ai test cutanei di fornire risultati accurati; altri possono accrescere il rischio di sviluppare una grave reazione allergica durante un test. Perciò, prima di programmare un test cutaneo, occorre portare al medico un elenco di tutti i medicinali che si assumono.

I farmaci che possono interferire con i test cutanei includono:

  • antistaminici quali idrossizina, loratadina, difenidramina, clorfeniramina, cetirizina e fexofenadina; • antidepressivi triciclici, come nortriptilina e desipramina;
  • alcuni farmaci per il bruciore di stomaco, come cimetidina e ranitidina;
  • l’antiasmatico omalizumab, i cui effetti sui test allergici permangono per sei mesi o più anche dopo la sospensione, mentre la maggior parte degli altri medicinali citati influisce sui risultati per giorni o settimane.

Quando è meglio evitare i test?

I test cutanei sono generalmente sicuri per adulti e bambini di tutte le età, compresi i neonati. Tuttavia, il medico può sconsigliarli a chi:

  • ha avuto in precedenza una grave reazione allergica: potrebbe essere così sensibile a determinate sostanze che anche le piccole quantità utilizzate nei test cutanei potrebbero innescare una manifestazione pericolosa per la vita (anafilassi);
  • prende farmaci che potrebbero interferire con i risultati del test: il medico può stabilire che è meglio continuare a prendere questi farmaci e rinunciare al test cutaneo piuttosto che interromperli anche solo temporaneamente;
  • ha condizioni patologiche della pelle come l’eczema o la psoriasi: se queste interessano ampie aree cutanee sulle braccia e sulla schiena – abituali sedi dei test – potrebbe non esserci abbastanza pelle non coinvolta per eseguire un test efficace;
  • ha altre condizioni della pelle che possono rendere inaffidabili i risultati del test, come il dermatografismo, un’eccessiva reattività della cute agli stimoli meccanici, che si manifesta con significativa e protratta vasodilatazione (più raramente vasocostrizione) nei punti sottoposti a strisciamento o pressione.

 

Cani e gatti in primavera, consigli per curarli al meglio

Per cani e gatti la primavera non è tutta rose e fiori, ci sono insidie e problemi . Come prendersene cura?

  • Allergie – cani e gatti potrebbero manifestare forme allergiche. In caso di pelo opaco, lacrimazione dagli occhi, forfora e altro è consigliabile una visita dal veterinario di fiducia.
  • Parassiti – con l’aumento delle temperature si risvegliano pulci, zecche e flebotomi. Oltre ad essere fastidiosi, i parassiti possono provocare infezioni e trasmettere malattie da non sottovalutare. Bisogna usare buoni antiparassitari, optare per quelli al naturale per chi è a contatto con i bambini- Le zanzare sono i parassiti che trasmettono la filaria, mentre i pappataci la leishmaniosi. Per questo è indispensabile usare un antiparassitario che protegga il cane e il gatto da quest’ultimi insolenti parassiti.
  • Accoppiamento   in primavera si risveglia anche l’istinto di coppia. Cagne e gatte potrebbero avere comportamenti insoliti come cercare di scappare di casa, di essere inappetenti o nervose. Sono gli effetti dell’amore! Se non si cerca di allargare la famiglia con la prole del nostro pet dobbiamo prendere in considerazione di sterilizzare i nostri amici.
  • Peluria in primavera i nostri beniamini cambiano il pelo, perdendo il pelo cresciuto in inverno. E’ opportuno spazzolarli anche più volte al giorno, o addirittura di usare spazzole slanatore in modo da togliere anche il sotto pelo morto. Bisogna fare anche un bel bagnetto usando uno shampoo per il pelo specifico dell’animale, in modo che la cute e il pelo ne gioveranno.
  • Alimentazione – Consigliamo di dare un’ alimentazione diversa da quella invernale perché diventano più attivi e quindi il loro fabbisogno energetico cambia. Magari si può optare per un cibo secco meno proteico, poiché innalza anche la temperatura stagionale. Quindi è importante fornire un alimento completo e bilanciato che possa apportare all’animale tutti i nutrienti di cui ha bisogno.