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Come usare la carta stagnola e le teglie in alluminio senza rischi per la salute

Sono tornati alla ribalta i rischi per la salute legati all’utilizzo dell’alluminio a contatto con i cibi e in particolare della pellicola di alluminio, utilizzata per conservare e cuocere gli alimenti. Per fare chiarezza il Ministero della Salute ha lanciato una campagna per informare sul corretto uso dell’alluminio per la conservazione e la cottura degli alimenti.

Dalle analisi effettuate dal dipartimento di chimica dell’Università di Milano e dall’Istituto Superiore di Sanità, è emerso che la carta di alluminio a contatto con cibi acidi o durante la cottura rilascia particelle che migrano all’interno degli alimenti. L’alluminio è un metallo tossico per il quale l’Efsa ha fissato limiti di esposizione, che non devono essere superati: una persona che pesa 60 chilogrammi, ad esempio, non dovrebbe ingerire più di 60 milligrammi di alluminio alla settimana. Poiché le fonti di alluminio sono diverse – possiamo infatti trovare tracce di questo metallo in numerosi alimenti e anche nell’acqua – è importante limitare il più possibile l’esposizione a questo composto e utilizzare correttamente la carta stagnola.

Il rilascio di particelle di alluminio dai materiali a contatto con gli alimenti dipende da diversi fattori tra cui la modalità d’uso, la composizione dell’alimento, la temperatura e il tempo di conservazione. Per aiutare i consumatori a usare nel modo corretto la pellicola di alluminio, il Ministero della Salute ha lanciato una campagna con cui fornisce informazioni utili per limitare i fenomeni di migrazione. In particolare, la carta di alluminio e i contenitori prodotti con questo materiale non devono essere usati a contatto con alimenti acidi o salati.  Attenzione quindi a capperi sotto sale, alici, alimenti conditi con succo di limone, aceto o sale.

Recipienti e fogli monouso non vanno riutilizzati e bisogna prestare attenzione a non graffiare con posate o spugne abrasive il rivestimento di alluminio di pentole e padelle antiaderenti. Inoltre, contenitori e fogli di alluminio dovrebbero essere utilizzati per conservare alimenti in frigorifero o in congelatore e solo alcuni cibi possono rimanere a contatto con l’alluminio a temperatura ambiente per più di 24 ore. Tra questi rientrano:

  • Cacao, cioccolato, caffè e zucchero;
  • Spezie ed erbe per infusi;
  • Prodotti di panetteria, paste alimentari secche e prodotti da forno;
  • Cereali, legumi secchi e prodotti derivati;
  • Frutta secca, funghi secchi e ortaggi essiccati;
  • Confetti.

Il Ministero ricorda che in ogni caso il rischio tossicologico dell’alluminio nei soggetti adulti sani è limitato per via dello scarso assorbimento e della rapida escrezione. Diverso è il discorso per alcuni gruppi di popolazione: donne in gravidanza, bambini sotto i 3 anni di età, anziani oltre i 65 anni e persone con malattie renali sono più vulnerabili alla tossicità dell’alluminio e devono prestare particolare attenzione.

L’alluminio è in ogni caso un materiale che richiede risorse per essere estratto e smaltito, dunque è sempre preferibile optare per materiali più sostenibili. Per la cottura dei cibi, meglio scegliere pentole di coccio o acciaio e pirofile in ceramica, mentre per la conservazione si possono utilizzare contenitori in vetro. Per trasportare il cibo fuori casa esistono poi soluzioni sicure ed ecologiche come la pellicola compostabile e i tovaglioli di stoffa, anche imbevuti di cera d’api per renderli impermeabili. Cercare di limitare l’uso dell’alluminio in cucina è sicuramente la scelta migliore sia per la nostra salute sia per l’ambiente.

Dieci utili raccomandazioni per la prevenzione oncologica con la dieta e lo stile di vita

Possiamo prevenire il cancro mangiando meglio? E se sì, come e che cosa?
Il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF World Cancer Research Fund) ha rivisto tutti gli studi scientifici sul rapporto fra alimentazione e tumori allo scopo di studiare in che misura dieta, attività fisica e composizione corporea possano modificare il rischio di tumore.

Il rapporto aggiornato sottolinea fin da subito che sedentarietà e assunzione di cibi raffinati, a elevato contenuto calorico, rappresentano la benzina più importante per il sovrappeso e l’obesità che negli ultimi anni hanno condotto ad un aumento drammatico dell’incidenza delle patologie tumorali in tutto il mondo. Questo lavoro ha permesso di stilare dieci raccomandazioni per la prevenzione delle malattie oncologiche. 

  1. MANTIENITI NORMOPESO
    Una sana alimentazione e uno stile di vita attivo aiutano a mantenere il peso corporeo nella norma. Il metodo più diffuso per fare una valutazione del proprio peso è calcolare l’Indice di Massa Corporea (IMC), un semplice rapporto tra il peso e l’altezza al quadrato (Kg/m2). Quando il valore calcolato rientra nell’intervallo tra 18.5-24.9 si è nella condizione di normopeso.
  2. MANTIENITI FISICAMENTE ATTIVO
    Qualsiasi tipo di attività è utile per mantenersi in movimento e indirettamente per salvaguardare lo stato di salute. Preferire le scale oppure lasciare l’auto più lontano dal luogo di lavoro, e approfittarne per fare una passeggiata, sono solo alcuni esempi per mantenersi attivi . Il tempo trascorso in attività sedentarie andrebbe ridotto il più possibile.
  3. CONSUMA CEREALI INTEGRALI, VERDURA, FRUTTA E LEGUMI
    Alla base di una sana alimentazione vi è il consumo di alimenti di origine vegetale e il concetto di varietà. Alternare questa tipologia di alimenti permette di beneficiare di tutti i nutrienti e componenti di cui l’organismo ha bisogno, contribuendo alla riduzione del rischio delle malattie croniche tra cui i tumori.
  4. LIMITA IL CONSUMO DI ALIMENTI PROCESSATI RICCHI IN GRASSI E ZUCCHERI
    Una sana alimentazione si basa prevalentemente su alimenti di origine vegetale, alimenti poco lavorati e su un consumo moderato di alimenti che racchiudono un elevato apporto calorico. Questo perché spesso sono ricchi di zuccheri e grassi e a volte presentano elevate quantità di sale, fattore di rischio per lo sviluppo di tumore, in particolare dello stomaco.
  5. LIMITA IL CONSUMO DI CARNE ROSSA ED EVITA IL CONSUMO DI CARNI LAVORATE
    La carne rossa rappresenta una delle principali fonti di proteine ed è per questo che può far parte di una dieta sana ed equilibrata. Le raccomandazioni a livello nazionale e internazionale invitano a non superare i 500 grammi di carne rossa. In questa categoria rientrano la carne di manzo, maiale e agnello. Ancora più restrittive sono le indicazioni per le carni lavorate, il loro consumo andrebbe evitato.
  6. EVITA IL CONSUMO DI BEVANDE ZUCCHERATE
    L’unica bevanda che dovrebbe essere consumata per la corretta idratazione del corpo è l’acqua. Non solo partecipa al normale svolgimento delle funzioni dell’organismo ma contribuisce al fabbisogno giornaliero di numerosi sali minerali, di cui ne è particolarmente ricca. Contrariamente, le bevande zuccherate favoriscono l’eccesso di peso corporeo poiché contribuiscono all’apporto calorico, dovuto alla quantità elevata di zuccheri.
    7. EVITA IL CONSUMO DI BEVANDE ALCOLICHE
    L’etanolo, la molecola presenta in tutte le bevande alcoliche, è classificato come cancerogeno dallo IARC, l’ente che valuta e classifica gli agenti chimici e fisici in relazione al rischio di cancro. La raccomandazione parla chiaro: il consumo di alcol deve essere limitato. Se proprio si vuole introdurre l’alcol, si consiglia di farlo in occasioni speciali e in piccole quantità.
    8. SODDISFA I FABBISOGNI NUTRIZIONALI ATTRAVERSO LA DIETA
    Un’alimentazione varia ed equilibrata è in grado di fornire tutti i nutrienti e composti di cui l’organismo ha bisogno. Soltanto in casi specifici e previa indicazione del medico l’uso di integratori può risultare necessario per mantenere lo stato di salute.
    9. SE PUOI ALLATTA IL TUO BAMBINO AL SENO
    Le evidenze mostrano come l’allattamento esclusivo al seno per almeno i primi sei mesi di vita sia un fattore protettivo per il tumore del seno. Non solo per la madre ma anche per il bambino. Il latte materno presenta tutti i nutrienti di cui il bambino ha bisogno fino a sei mesi di vita e sembra prevenire l’eccesso di peso corporeo nel bambino e pertanto, nel corso del tempo, la probabilità di sviluppare malattie correlate.
    10. LE RACCOMANDAZIONI PER LA PREVENZIONE ONCOLOGICA SONO VALIDE ANCHE PER CHI HA GIÀ AVUTO CASI DI TUMORE
    Adottare uno stile di vita sano e seguire un’alimentazione equilibrata può contribuire non solo a ridurre gli effetti collaterali delle terapie seguite durante la malattia ma anche a ridurre il rischio di recidiva. Pertanto le dieci raccomandazioni sono valide anche per i soggetti che hanno superato una diagnosi di tumore.

Il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro, oltre le dieci raccomandazioni che invitano ad adottare uno stile di vita corretto e un’alimentazione sana, specifica che per la prevenzione delle malattie oncologiche è opportuno anche evitare il fumo di sigaretta e proteggersi dal sole. Per ottenere dei benefici è sufficiente iniziare con piccoli e graduali cambiamenti. Inoltre, praticare uno stile di vita basato su tali indicazioni può aiutare a prevenire non solo i tumori ma anche le malattie croniche quali cardiovascolari, ipertensione, muscolo-scheletriche e diabete.

 

 

 

 

Esenti in gravidanza, niente ticket sugli accertamenti

Le coppie che desiderano avere un bambino e le donne in stato di gravidanza hanno diritto a eseguire gratuitamente, senza ticket, alcune prestazioni specialistiche e diagnostiche utili per tutelare la loro salute e quella del nascituro, erogate nelle strutture sanitarie pubbliche e in quelle private accreditate, tra cui i consultori familiari. Per avere l’esenzione non è previsto alcun attestato: basta che di volta in volta il medico apponga sulla prescrizione il codice relativo all’esenzione per gravidanza. Alcune Regioni hanno, tuttavia, fornito in materia indicazioni diverse, ed è per questo che è bene rivolgersi alla propria ASL per verificare se è previsto il rilascio di un documento.

L’esenzione è del tutto indipendente dal reddito dell’assistita. In funzione preconcezionale sono inoltre previste alcune prestazioni in esenzione per l’uomo (qualora la donna sia portatrice di emoglobinopatie) e per la coppia, in
questo caso allo scopo di:
• individuare il gruppo sanguigno e il fattore Rh di entrambi;
• verificare in entrambi se c’è sifilide;
• verificare se c’è infezione da Hiv;
• svolgere vari accertamenti previsti dopo due aborti consecutivi o pregresse patologie della gravidanza con morte perinatale, o familiarità per patologie ereditarie.

Deve prescrivere lo specialista se…

E’ necessaria la prescrizione di un medico genetista o di uno specialista pubblico per:

  • prestazioni rese in funzione preconcezionale  o pregresse patologie della gravidanza con morte perinatale, o familiarità per patologie ereditarie.
  • prestazioni ulteriori rese in funzione preconcezionale dirette d accertare eventuali difetti genetici
  • prestazioni ulteriori rese nel corso della gravidanza in presenza di condizioni patologiche della donna che comportino un rischio materno o fetale (in questo caso può prescrivere solo lo specialista pubblico)
  • prestazioni per la diagnosi prenatale invasiva in gravidanza in alcune specifiche condizioni di rischio per il feto

A che cosa si ha diritto GRATIS

In funzione preconcezionale:

  • a una prima visita ginecologica e ad alcuni esami tra cui il dosaggio degli anticorpi contro la rosolia, l’emocromo, il Pap Test, la verifica dell’emoglobina;
  • alle prestazioni necessarie e appropriate per accertare un rischio procreativo correlato a una malattia o un rischio genetico in uno o entrambi i genitori, evidenziati dalla storia clinica o familiare della coppia;

Nel corso della gravidanza:

  • alle visite periodiche ostetriche-ginecologiche;
  • agli esami con cui viene seguita la gravidanza;
  • ai corsi di accompagnamento alla nascita (training prenatale);
  • all’assistenza al puerperio;
  • alle prestazioni specialistiche ambulatoriali necessarie per il monitoraggio della gravidanza;
  • in caso di condizioni patologiche che comportano un rischio per la madre o per il feto, a tutte le prestazioni specialistiche necessarie al monitoraggio della condizione patologica;

Sto bene? Come farsi il «check-up» a casa con 7 test

Facili, veloci e riproducibili in ogni momento. Gli esercizi e le misurazioni per valutare il proprio livello di efficienza fisica non bastano, ma possono essere utili per decidere se è opportuno rivolgersi al medico.

  1. Equilibrio su una gamba sola
    Restare in equilibrio su una gamba sola potrebbe essere un modo per capire come si invecchierà e stimare anche il rischio di ictus e demenza. Dagli studi effettuati, l’incapacità di rimanere su una gamba per più di 20 secondi è risultata associata a un rischio maggiore di ictus silenzioso (piccole emorragie cerebrali che non danno sintomi, ma aumentano sia il rischio di ictus sia quello di demenza). Le persone che hanno fra i quaranta e i sessant’anni dovrebbero riuscire a mantenersi in equilibrio su una gamba sola (e a occhi aperti) per un minuto.
  2. Alzarsi e sedersi da una sedia
    Esercizio è utile per testare la forza muscolare nelle gambe. Partendo da seduti, si mette tutto il peso su una sola gamba e si prova a sollevarsi e a risedersi nuovamente, continuando a ripetere il movimento fino a quando ci si sente in grado di farlo. Una persona molto in forma dovrebbe riuscire ad arrivare a 60 o 70, ma alcuni possono provare fatica a fare anche solo un movimento. La cosa importante non è però arrivare a un determinato numero, bensì sfidare se stessi per mantenere o migliorare il livello attuale.
  3. Girovita meno della metà dell’altezza
    L’indice di massa corporea (IMC o BMI, cioè Body Mass Index) potrebbe non essere il modo migliore di valutare il giusto peso di un individuo, perché non tiene conto dei muscoli né di dove venga immagazzinato il grasso. Ecco perché si fa il test del cordoncino. Come prima cosa si misura l’altezza usando un cordoncino, tagliandolo poi a misura, quindi lo si piega a metà e lo si fa girare attorno alla vita. La regola d’oro è che la vita sia inferiore alla metà dell’altezza. Se invece il cordoncino non gira attorno alla vita, ciò significa che in quella zona si ha una maggiore concentrazione di grasso, che è grasso viscerale, e livelli più elevati di grasso viscerale sono un campanello d’allarme per un maggiore rischio di malattie cardiache e diabete di tipo 2.
  4. Il pupazzo a molla
    Il test del pupazzo a molla può essere indicativo del livello generale di fitness. Tutto quello che si deve fare è alzarsi e sedersi dalla sedia, ripetendo il movimento per un minuto intero e usando il ticchettio di un orologio per controllarne la velocità, quindi bisogna misurare le pulsazioni per 30 secondi e moltiplicare il valore per due per ottenere la frequenza cardiaca di recupero al minuto e la differenza con quella a riposo (da prendere al mattino, per una misurazione più accurata) dà un’idea del livello generale di forma fisica: se è fra 20 e 30 battiti al minuto è da considerarsi buona, mentre se supera i 40 indica la necessità di fare più esercizio fisico.
  5. Controllare i nei sul braccio
    Le persone con oltre un centinaio di nei sul corpo hanno un rischio più elevato di ammalarsi di melanoma, la forma più pericolosa di tumore della pelle. Ma poiché contare tutti i nei richiede parecchio tempo e non è facile, ricercatori di Londra hanno ideato un metodo più rapido: basandosi su un campione significativo di persone, hanno calcolato che quelli che avevano più di 11 nei sul braccio destro avevano maggiori probabilità di averne oltre 100 in totale sul corpo, mentre chi ne aveva 7, era probabile che arrivasse complessivamente a circa 50. Ma pur rimanendo un mezzo rapido e facile per stimare la conta dei nevi, c’è da tener presente che il loro numero complessivo non è il solo fattore di rischio di sviluppare un melanoma.
  6. Puntare la sveglia di giorno
    C’è un modo semplice per capire se si sta dormendo a sufficienza: basta chiedersi come ci si sente il giorno successivo. Se fra le 11 e mezzogiorno si è vigili e concentrati, significa che si è dormito abbastanza; se invece ci si sente ancora assonnati, vuol dire che non si è riposato adeguatamente. In alternativa, si può provare anche un altro esperimento: per realizzarlo servono un cucchiaio e un vassoio di metallo. Una volta sdraiati sul letto in una stanza buia durante il giorno, si appoggia il vassoio sul pavimento, vicino al letto e tenendo il cucchiaio in mano, lo si fa penzolare sul vassoio e si controlla l’orologio per vedere l’ora: quando ci si addormenta, il cucchiaio cadrà sul vassoio e il rumore farà svegliare. A quel punto si guarderà nuovamente l’orologio: se il tempo passato è inferiore a cinque minuti, si soffre di una grave mancanza di sonno; dieci minuti sono invece motivo di preoccupazione, mentre ogni valore superiore ai 15 minuti va bene. Per una versione ancor più semplificata del test si può impostare la sveglia dopo 15 minuti e vedere se ci si addormenta prima che suoni.
  7. Sentirci bene
    Per valutare la funzionalità del proprio udito si può provare a rispondere a una serie di domande: «Alzate spesso il volume della televisione o della radio quando entrate in una stanza?». «Vi capita di pensare che le altre persone borbottino?». «Vi risulta difficile seguire una conversazione in una stanza affollata?». «Fate fatica a sentire quando parlate al telefono?». «Non sempre sentite il campanello?». Se la risposta a qualcuna di queste domande è sì, ciò potrebbe significare che c’è un problema di udito ed è quindi necessario sottoporsi a un controllo. Gli effetti collaterali di una perdita di udito non curata comprendono ansia e depressione e possono persino giocare un ruolo nell’insorgere della demenza, poiché il cervello non sta ricevendo la stimolazione acustica. Se si trascura il problema troppo a lungo, c’è il rischio che nemmeno gli apparecchi acustici possano più aiutare.

Fonte: https://bit.ly/2XLCsWj

 

 

Vitamina D: i benefici, dove si trova e come assumerla

La vitamina D è  una grande alleata della nostra salute e l’estate è la stagione ideale per fare incetta. Questa vitamina ha un ruolo importante per la salute di ossa e denti, nel mantenere livelli normali di calcio nel sangue e contribuisce anche a un buon funzionamento del sistema immunitario. Se vuoi fare il pieno di vitamina D, esporti alla luce del sole è la scelta migliore. Anche il cibo è un ottimo alleato per farne scorta. In alternativa, se ne sei carente, puoi fare ricorso agli integratori.

I benefici della Vitamina D

Questa vitamina è essenziale per l’assorbimento intestinale dei due minerali fondamentali per la formazione di ossa e denti: il fosfato e il calcio. Sia nella crescita che nella vita adulta mantiene un buon livello di massa ossea e assicura l’integrità dello smalto della nostra dentatura. Contribuendo a mantenere una corretta quantità di calcio nel sangue, la vitamina D previene i problemi muscolari. Non solo. Questa vitamina contribuisce anche al buon funzionamento del sistema immunitario, proteggendoci dalle infezioni. La sua assunzione è consigliata per le donne in gravidanza.

La carenza di questa sostanza può portare dei problemi: nei bambini sono lo sviluppo di fragilità ossee o il rachitismo, negli adulti la perdita di massa ossea e lo sviluppo di osteoporosi. Questo comporta una propensione più accentuata a fratture e deformazioni delle ossa, ma anche debolezza muscolare. Secondo studi recenti,  una corretta quantità di questa vitamina aiuterebbe anche a prevenire dei tumori. I problemi da carenza di vitamina D insorgono con una certa frequenza nelle donne già intorno ai 40-45 anni.

Dove si trova?

La luce del sole è la migliore fonte di approvvigionamento per il nostro corpo. Bastano una ventina di minuti in maglietta e pantaloncini per farne una buona scorta. Ovviamente non bisogna esporsi negli orari più dannosi. Più che la quantità dell’esposizione è importante la frequenza. Il tuo organismo saprà far scorta di riserve di vitamina D anche per i mesi in cui c’è meno sole.

La vitamina D si può trovare anche in alcuni alimenti. Ne è molto ricco l’olio di fegato di merluzzo, che viene utilizzato alla stregua di un integratore naturale (quindi assumilo su consiglio del medico e rispetta le quantità prescritte per evitare sovradosaggi). Una discreta quantità si trova anche in salmone, sgombri e aringhe. Un po’ meno in uova, fegato e funghi.

Come assumere la vitamina D attraverso integratori

Se ti esponi poco al sole e non fai abbastanza vita all’aria aperta, puoi assumere degli integratori per assicurarti un livello accettabile di vitamina D nell’organismo. Esistono varie condizioni che suggeriscono il ricorso agli integratori. I medici, ad esempio, ne consigliano l’assunzione alle donne dopo la menopausa, proprio per prevenire l’insorgenza dell’osteoporosi. In commercio esistono diversi integratori in capsule, gocce o softgel che ne contengono i due diversi tipi, la D2 e la D3. Ma ricorda, prima di avviare un trattamento consulta sempre il tuo medico.

Come leggere correttamente le etichette delle creme solari?

Sai leggere le etichette delle creme solari? SFP, protezione UVB e UVA, cosa significano queste indicazioni? Su ogni crema solare c’è un’etichetta in cui sono riportate alcune indicazioni riferite alla protezione. Il principale è il fattore di protezione solare (Sun protection factor, SPF).

SPF è un indice del livello di protezione di un prodotto solare contro i raggi UVB e della sua capacità di ritardare l’insorgere dell’eritema. Si misura attraverso test clinici effettuati su volontari ai quali, su una zona cutanea ben definita, viene applicato il prodotto solare di cui si vuole determinare l’SPF. La zona cutanea del volontario a cui è stato applicato il prodotto solare, e la zona adiacente non trattata, vengono esposte contemporaneamente a una luce artificiale che mima la luce solare, fino all’insorgenza di un eritema che comparirà, prima nella zona non protetta dal prodotto solare, e poi nella zona protetta.

L’SPF  è il valore che si ottiene dividendo il tempo impiegato per l’insorgenza dell’eritema sulla cute protetta con il tempo impiegato per l’insorgenza dell’eritema sulla cute non protetta. Per esempio, se durante il test il volontario presenta un eritema sulla cute non protetta dopo 12 minuti, mentre sulla cute protetta l’eritema insorge dopo 6 ore (360 minuti), dall’operazione 360 minuti diviso 12 minuti si ottiene come risultato 30, che corrisponde al valore di SPF del prodotto testato.

Scientificamente non si può parlare di SPF superiore a 50 per i seguenti motivi:

  • le ore di sole in una giornata sono limitate;
  • la protezione va comunque riapplicata dopo il bagno e in caso di sudore;
  • è comunque sconsigliato prendere il sole nelle ore centrali della giornata.

Il sole emette due tipi di raggi ultravioletti e raggi infrarossi:

  • UVB: costituiscono circa il 5% della radiazione totale UV e sono i principali responsabili dell’abbronzatura e, in caso di esposizione prolungata, di eritemi, scottature e ustioni. I numeri riportati sui packaging dei prodotti solari indicano l’SPF relativo alla radiazione UVB.
  • UVA: rappresentano circa il 95% dei raggi UV e sono presenti in ugual misura durante tutto l’anno e nel corso della giornata. Contribuiscono in maniera minore all’abbronzatura ma generano radicali liberi e sono causa dell’invecchiamento cutaneo. Il fattore di protezione di questi raggi UV ha un altro sistema di misurazione, detto FP UVA, e deve rispondere a determinati standard europei contraddistinti con la scritta UVA cerchiata.
  • IR (infrarossi): sono responsabili della fastidiosa sensazione di calore che causa rossore e vasodilatazione. Su alcuni prodotti viene indicata una protezione IR, ma non esiste alcun metodo di misurazione ufficiale approvato che standardizzi questa garanzia.

 

Fonte: https://bit.ly/2J5nmAV

Animali e caldo: alcuni consigli utili per aiutare cani e gatti ad affrontare l’estate

I nostri amici a quattro zampe soffrono il caldo proprio come noi e a volte anche peggio, ma non possono sudare, perché per natura sono sprovvisti di ghiandole apposite per questo scopo, eccetto nella piccolissima zona dei polpastrelli. Tuttavia, cani e gatti  sono dotati di altri meccanismi che servono proprio a garantire la dispersione del calore in eccesso. Chi di noi non ha mai visto un cane ansimare con la bocca spalancata e la lingua penzoloni? Inoltre, quando fa troppo caldo gli animali possono respirare in maniera più rapida e affannosa, mettendo in atto la tipica “polipnea”. È più raro invece che sia il gatto a respirare con la bocca aperta, a meno che la temperatura non sia davvero troppo elevata. Tra gli altri meccanismi a loro disposizione troviamo anche il leccamento del pelo, attività che impegna gran parte delle giornate del gatto in particolar modo. Il pelo bagnato, infatti, favorirà quella sensazione di fresco che proviamo noi dopo una bella doccia rigenerante.

Durante le stagioni più calde gli animali perdono il pelo invernale, caldo, soffice e vaporoso, lasciando spazio al solo mantello estivo, più lungo, ma anche più rado. In questo modo saranno ugualmente protetti da tutti i pericoli dell’ambiente esterno, compresi i raggi del sole. Il pericolo più grande è rappresentato soprattutto dai famigerati colpi di sole e colpi di calore, due situazioni apparentemente simili, ma diverse sotto altri aspetti. Il colpo di calore si manifesta quando l’organismo non è più in grado di disperdere il calore corporeo in eccesso, ad esempio se lasciamo il nostro cane troppo a lungo chiuso in macchina. Il colpo di sole, invece, è dovuto all’azione diretta dei raggi solari sul corpo dell’animale. In entrambi i casi compariranno alcuni sintomi precisi, come:
– Aumento della salivazione, con saliva più den
– Gengive e lingua arrossate
– Tremori
– Diarrea
– Svenimento
– Coma e morte nei casi più gravi

Il caldo può creare anche altri disagi, come delle fastidiose scottature, che possono predisporre alla formazione di alcuni tumori della pelle molto aggressivi, come il carcinoma a cellule squamose. Per cui ecco alcuni consigli per aiutare cani e gatti ad affrontare l’estate:

  • Non lasciate il cane e il gatto nell’auto: all’interno di un’automobile chiusa, soprattutto durante le ore più calde della giornata, la temperatura raggiunge dei picchi molto alti, provocando la morte dell’animale se non si interviene subito. Se vi capita di vedere un cane o un gatto chiuso in un’auto, chiamate immediatamente le forze dell’ordine.
  • Lasciate acqua fresca a disposizione: fate in modo che il vostro amico possa bere ogni volta che ne avverte il bisogno. Il caldo fa avvertire di più la sete. Evitate l’acqua troppo fredda, che potrebbe causare spiacevoli problemi, ma cercare di mantenerla sempre fresca e pulita.
  • No all’aria condizionata per Fido e Micio: l’aria condizionata non farebbe benissimo nemmeno a noi,  evitate di usarla per gli animali, perché potrebbe creare dei forti sbalzi di temperatura tra l’interno e l’esterno della casa. Piuttosto, scegliete un buon ventilatore, che smuova l’aria, senza puntarla all’altezza dell’animale.
  • Passeggiate alle ore più fresche: evitate le lunghe passeggiate dopo pranzo o nel primo pomeriggio. Una breve visita al parco può essere indispensabile per i bisognini quotidiani, ma fate in modo che il cane possa godere delle temperature più fresche della sera o del mattino per delle camminate più lunghe.
  • Portate sempre con voi una bottiglietta d’acqua: se decidete di portare fuori il cane o il gatto potrete fare una sosta per calmare la sete del vostro amico.
  • Applicate la crema solare: in commercio ci sono diverse creme solari specifiche per animali, da applicare solo nelle zone prive di pelo, come naso e orecchie, per evitare le scottature
  • Bagnate le zampe e la testa dell’animale: per dare sollievo dalle temperature troppo elevate, non c’è niente di meglio di un po’ d’acqua tiepida su muso e zampe.

Ricordatevi di applicare sempre questi consigli, per rendere l’estate una stagione un po’ più piacevole anche per i nostri amici a quattro zampe.

 

Tiroide, cose da sapere e consigli per proteggerla

La tiroide è una ghiandola che si trova nella parte anteriore del collo e regola con i suoi ormoni (T3, T4 e tireotropina) le funzioni metaboliche, le ossa e l’apparato vascolare. Non solo. Specie nelle donne la tiroide interviene anche in altre funzioni come la corretta idratazione della pelle, la regolarità del ciclo mestruale e la crescita dei capelli. Dunque bisogna difenderla. Ecco alcuni consigli:

ALIMENTAZIONE – Lo iodio è un minerale che contribuisce allo sviluppo e al buon funzionamento della ghiandola tiroidea. Per poter funzionare correttamente, la tiroide necessita di un adeguato apporto nutrizionale giornaliero di iodio pari a 150 ug. Gli alimenti più ricchi di iodio sono i pesci ed i crostacei, le uova, il latte e la carne. Quantità minori sono contenute nella frutta e nella verdura. È necessario provvedere ad una integrazione mediante il consumo di sale iodato in modiche quantità per evitare ricadute sulla pressione arteriosa. Evitate alcol e caffeina. Non aiutano e possono provocare problemi, specie se bevuti con dosi eccessive;

PREVENZIONE – L’ormone tiroideo regola importanti processi come la regolazione del metabolismo, il battito cardiaco, il funzionamento intestinale, l’appetito, l’umore e molti altri.  Se sospetti di soffrire di disturbi alla tiroide, la prima cosa da fare è rivolgerti al tuo medico per una valutazione del quadro generale e, dopo gli opportuni accertamenti, fornirti una cura. È importante descrivere nel dettaglio tutti i tuoi sintomi in modo che il medico possa formulare una diagnosi il più possibile precisa.

GRAVIDANZA – È importante monitorare l’ormone tiroideo soprattutto in gravidanza, durante la vita fetale e neonatale. La carenza di ormone tiroideo può portare a gravi conseguenze sullo sviluppo intellettivo, provocando problemi come ritardo mentale, sordomutismo e paralisi spastica. Per tale ragione, il fabbisogno di iodio è particolarmente elevato nelle donne in dolce attesa e nei bambini.

STANCHEZZA – La stanchezza eccessiva è un sintomo che potrebbe rappresentare un campanello di allarme riconducibile sia ad una produzione eccessiva di ormoni tiroidei (ipertiroidismo) sia ad una funzionalità ridotta di questi ultimi (ipotiroidismo). La tiroide guida la produzione di ormoni di tutto il corpo e perciò influenza tutte le funzioni dell’organismo stesso. In caso di mal funzionamento della tiroide è comune che possa insorgere un generale rallentamento o una riduzione delle funzioni corporee. Uno tra i sintomi più comuni provocati dalle diverse disfunzioni tiroidee è la stanchezza cronica.

UMORE – Anche se nessuno ci pensa, c’è uno stretto collegamento tra ormone tiroideo e tono dell’umore. Sia per quanto riguarda l’iper che l’ipotiroidismo è stato osservato che, in molti pazienti, sono presenti modificazioni comportamentali e del tono dell’umore. La corretta assunzione di specifici farmaci generalmente comporta la regressione della sintomatologia da carenza o eccesso ormonale comprese quelle sul tono dell’umore.

Spirometria, 12 motivi per farla e conoscere i propri “valori del respiro”

La spirometria è un esame che “misura” con precisione la capacità respiratoria, diagnostica eventuali problemi del respiro, dei polmoni, dei bronchi e dell’apparato respiratorio, in modo efficace, senza troppi fastidi o rischi. Un metodo diagnostico molto utile per diagnosticare e prevenire varie patologie dell’apparato respiratorio. L’esame valuta con estrema attenzione la funzione respiratoria di un individuo, la capacità dei polmoni e il grado di apertura dei bronchi con uno strumento ben preciso, lo spirometro. Si tratta di un metodo di indagine semplice, che non comporta particolari fastidi, ma che richiede la collaborazione e la partecipazione attiva del paziente. I parametri che vengono misurati sono la Capacità Vitale (VC), la capacità Vitale Forzata (FVC), il Flusso Espiratorio Forzato (FEF), la Massima Ventilazione Volontaria (MVV) e il Volume Espiratorio Forzato (FEV).

Durante l’esame, su indicazione dello specialista, il paziente deve eseguire le seguenti manovre respiratorie: – mettere uno stringinaso per evitare la perdita di aria dal naso;
– collegarsi al boccaglio sterile;
– respirare tranquillamente per alcuni secondi;
– inspirare profondamente per riempire completamente i polmoni ed espirare fino a svuotarli del tutto;
– inspirare profondamente, per poi espirare, soffiando l’aria nel boccaglio con tutta la forza possibile (fase forzata).

Ma perché scegliere di sottoporsi alla spirometria? Ci sono almeno 12 validi motivi ovvero 12 condizioni che dovrebbero spingere ad approfondire la situazione con questo esame del respiro, per diagnosticare tempestivamente eventuali patologie – dall’asma alla BPCO – e approntare, in modo altrettanto tempestivo le cure necessarie.

1.   Sei o sei stato un fumatore.
2.   Negli ultimi tempi senti di avere meno fiato.
3.   Se sali le scale resti senza fiato.
4.   Non riesci a fare attività fisica come facevi prima.
5.   Sei preoccupato riguardo le tue performance durante lo sport o l’attività fisica.
6.   Hai tosse da molti mesi o anni (per esempio, la tosse da fumo).
7.   Ti scopri spesso ad ansimare.
8.   Quando tossisci espelli del muco anche se non sei raffreddato.
9.   In precedenza hai assunto farmaci (per esempio con inalatori) per una malattia polmonare.
10. Sei preoccupato riguardo la salute dei tuoi polmoni.
11.  A volte ti sembra che non ci sia abbastanza aria.
12. Senti dolore quando inspiri o espiri.

Se uno o più di questi “punti” suona famigliare, meglio rivolgersi allo specialista e sottoporsi alla spirometria. L’esame viene effettuato anche nella nostra sede, in Via di Torrenova, 212 a Roma.
Vi sono anche delle controindicazioni alla Spirometria, quali: 
– precedenti episodi cerebrovascolari
– infezioni polmonari
– recente sottoposizione ad interventi chirurgici toracici, addominali o oculari
– infarto miocardico negli ultimi sei mesi, o angina pectoris instabile
– aneurismi
– grave ipertensione arteriosa
– presenza di sintomi che potrebbero interferire con la spirometria (nausea, vomito)
L’esame può essere eseguito solo da adulti o bambini con età minima di 6 anni, che riescano a collaborare. La collaborazione del paziente è fondamentale, per questo motivo questo esame non può essere eseguito su pazienti sedati, in ventilazione assistita o privi di coscienza.

Perdere peso, gli integratori funzionano davvero?

La tentazione di dimagrire ricorrendo all’assunzione di integratori dimagranti può essere molto forte, ma questi prodotti sono sicuri ed efficaci? Funzionano davvero? In farmacia, in erboristeria o al supermercato puoi trovare diversi integratori dimagranti in vendita senza ricetta e l’offerta su Internet è ancora più ampia. Per la maggior parte di questi prodotti non è stata dimostrata l’efficacia, mentre alcuni potrebbero addirittura rivelarsi estremamente pericolosi.

Perché le aziende allora possono mettere in commercio prodotti potenzialmente pericolosi?
Gli integratori alimentari e i prodotti dimagranti non sono soggetti alle stesse regole rigorose a cui sono sottoposti i farmaci, quindi possono essere venduti senza che ne siano state dimostrate completamente la sicurezza o l’efficacia. Il prodotto, però, una volta messo in commercio, viene sottoposto a controlli di sicurezza dagli organismi nazionali ed internazionali che possono prendere provvedimenti per proibirne la vendita o per ordinarne il ritiro, se si dimostra pericoloso per la salute.

Se stai prendendo in considerazione l’idea di assumere integratori per dimagrire è importante documentarti con attenzione prima, leggere le etichette e chiedere informazioni al medico o al farmacista, soprattutto se hai dei problemi di salute o assumi dei farmaci. Il medico è in grado di informarti sui possibili effetti collaterali e sui sintomi a cui prestare attenzione. Molti farmaci dimagranti contengono gli ingredienti più disparati, ad esempio erbe, principi attivi vegetali, vitamine, sali minerali e persino caffeina o lassativi. Se assumi abitualmente farmaci o integratori erboristici o alimentari, aggiungere i farmaci dimagranti può essere rischioso.

Non credere alle promesse pubblicitarie!
Le aziende che mettono in vendita i prodotti dimagranti vorrebbero farti credere di riuscire a risolvere miracolosamente i tuoi problemi di peso. Ricordati, però, che anche se usi un farmaco dimagrante devi comunque assumere meno calorie di quante il tuo organismo ne consuma, se davvero vuoi dimagrire. Anche se questi prodotti all’inizio ti aiutano a dimagrire, probabilmente dovrai continuare ad assumerli se vuoi mantenere i risultati e questo non sarebbe fattibile né sicuro.

Presta grande attenzione agli integratori dimagranti quando sono presenti uno o più di questi fattori:

  • promesse di una soluzione rapida, ad esempio, “perdere 10 chili in una settimana.”
  • uso delle parole “garantiti” o “scoperta scientifica”.
  • prodotti commercializzati in una lingua straniera.
  • prodotti commercializzati tramite e-mail di massa.
  • prodotti commercializzati come alternative naturali ad un farmaco che richiede ricetta medica.

La realtà è che non esiste la bacchetta magica che ti faccia automaticamente dimagrire. Il modo più efficace per perdere peso e mantenere i risultati della dieta è cambiare radicalmente lo stile di vita:

  • seguire una dieta sana
  • adottare un’alimentazione meno calorica
  • non preparare porzioni troppo grandi
  • muoversi di più

È duro, richiede sacrifici, costanza e volontà, ma è senza dubbio l’unico modo certo per ottenere risultati e mantenerli.