Videogiochi, la ricerca conferma i benefici contro la dislessia

Diversamente da quanto ritenuto da molti genitori, giocare ai videogiochi non è tempo perso ma in certi casi può rivelarsi un aiuto prezioso. Di recente i videogiochi sono entrati nei programmi di riabilitazione della dislessia (un disturbo specifico di apprendimento caratterizzato da difficoltà selettive nella lettura) rivoluzionando in modo efficace e divertente i trattamenti tradizionali.

Il periodo sensibile per uno sviluppo tipico delle abilità di linguaggio e di lettura è rintracciabile in fasi molto precoci della vita, ben prima delle manifestazioni cliniche in età scolare. Diversi studi indicano inoltre che una individuazione tempestiva dei disturbi di linguaggio (preferibilmente entro i 3 anni di vita) permette di impostare interventi in grado di far evolvere positivamente le competenze linguistiche e di prevenire l’insorgenza della dislessia.

Ricerche condotte negli ultimi anni in sinergia da studiosi dell’Università di Padova e dell’IRCCS “Eugenio Medea” hanno testato l’efficacia dei videogiochi d’azione (che agiscono sui circuiti cerebrali legati alla percezione del movimento) nell’accelerare la lettura e l’attenzione visiva nei bambini italiani con dislessia.

I risultati dimostrano che i videogiochi d’azione potenziano le capacità di percezione e attenzione visiva e favoriscono l’estrazione di informazioni dall’ambiente.

Al giocatore è richiesta la prontezza e l’agilità nel muovere i comandi del gioco. Grazie ai videogiochi i bambini dislessici hanno imparato a orientare e focalizzare la loro attenzione per estrarre le informazioni rilevanti di una parola scritta in modo più efficiente. Circa 12 ore passate ai videogiochi d’azione migliorano la capacità di lettura dei bambini dislessici più di quanto non ottenga un anno di lettura spontanea o un percorso di lettura tradizionale.

Le abilità di lettura acquisite risultano stabili anche dopo due mesi dal singolare “trattamento”. Tuttavia un trattamento non si improvvisa e deve essere seguito da uno specialista della riabilitazione neuropsicologica. 

Curcuma: le straordinarie proprietà e benefici per la salute

Curcuma, spezia delle meraviglie dalle mille virtù e benefici, ottima da inserire quotidianamente nella nostra dieta per favorire il benessere dell’organismo. Conosciuta anche come “zafferano delle Indie” viene utilizzata da oltre 5.000 anni nella medicina ayurvedica come depurativo generale, digestivo, antinfiammatorio, contro dissenteria, artrite e disturbi epatici. La radice è ricca di curcumina, proteine, glucosio, vitamina C e fruttosio.

A riconoscere i benefici della curcuma sulla nostra salute è ora la medicina occidentale, dei cui studi essa si è rivelata sempre più al centro nel corso degli ultimi anni.

I benefici

Oltre ad aiutare l’organismo a fronteggiare le infiammazioni che possono essere presenti in diverse zone del corpo, la curcuma è molto utilizzata per trattare l’artrite, anche perché oltre a sfiammare è in grado di lenire il dolore.

Questa spezia sostiene il fegato nelle sue funzioni, favorisce la digestione ed è un potente antiossidante, in grado di contrastare l’azione dei radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento cellulare. Inoltre, rinforza il nostro organismo e il sistema immunitario, e previene il diabete di tipo 2.

Molto interessante anche l’azione su cervello e sistema nervoso: basterebbe un solo grammo al giorno di curcuma per aumentare la memoria e si è visto addirittura come questa spezia migliori la capacità del cervello di auto guarirsi in caso di danni, come quelli in seguito a un ictus. C’è poi chi la paragona agli effetti del Prozac nei confronti della depressione.

È stato provato che la curcumina ha grandi doti antitumorali: uno studio condotto da parte dell’Università della California ha notato come la curcumina riesca a bloccare l’azione di un enzima ritenuto responsabile dello sviluppo di tumori nella zona della testa, del collo e del cavo orale (nell’ultimo caso soprattutto quelli causati dal papillomavirus umano). Un’altra ricerca, invece, condotta in Michigan, ha dimostrato la sua importanza nell’aumentare l’efficacia della chemioterapia nel trattamento di alcune tipologie di tumori.

Quanta e come assumerla?

La dose consigliata di curcuma da assumere ogni giorno va da 3 a 5 grammi, quindi circa un cucchiaio o poco meno se consumata in polvere. Il modo migliore è a crudo, per mantenere le sue proprietà, aggiungendola a fine cottura nelle pietanze, meglio se associato al pepe nero o all’olio d’oliva, per migliorare l’assorbimento che altrimenti sarebbe difficoltoso per il nostro organismo.

La curcuma può essere utilizzata anche come bevanda: aggiungere la dose consigliata della spezia in un 1 litro di acqua portata a ebollizione e bevuta in due tazze da tè al giorno, magari in aggiunta al miele e un pizzico di pepe nero.

L’ultimo suggerimento è quello di non assumerne dosi eccessive (che possono essere controproducenti) e soprattutto di non assumerla proprio in caso di calcoli biliari (salvo diversa indicazione di medico, omeopata e/o naturopata che avrà valutato la situazione nello specifico).

Una insalata al giorno per un cervello più giovane

Una insalata al giorno toglie il medico di torno. Di sicuro il neurologo. Lo dimostra una ricerca del Rush University Medical Center. Merito della vitamina K, che il corpo riceve da un precursore presente nei vegetali a foglia verde.

I ricercatori hanno valutato le abitudini alimentari e l’abilità mentale di oltre 950 adulti anziani per cinque anni. È emerso che in chi consumava abitualmente insalata e verdure verdi il declino cognitivo era significativamente ridotto. I soggetti abituati a pasti con vegetali avevano un cervello più giovane di 11 anni rispetto a chi non gradiva verdure.

Non solo una insalata al giorno, ma anche spinaci, cavoli, bietole. Verdure a foglia verde che permettono di avere le stesse capacità cognitive di una persona di oltre un decennio più giovane. I risultati hanno tenuto conto di genere, età, istruzione, storia di fumo, esercizio fisico e rischio di Alzheimer accresciuto (in famiglia) delle persone monitorate.

I benefici arrivano dalla vitamina K che unita a luteina, acido folico e betacarotene, aiuta il cervello umano a mantenersi più giovane. La vitamina K, contenuta anche in senape e yogurt, è un antiinfiammatorio naturale. La sua carenza favorisce le emorragie e provoca ritardi nella coagulazione del sangue. Inoltre, soprattutto per le donne, è bene integrare l’alimentazione con l’acido folico. Oltre a portare giovamento alla struttura ossea, veicola il ferro assicurandone l’assimilazione.

I ricercatori hanno valutato le abitudini alimentari e l’abilità mentale di oltre 950 adulti anziani per cinque anni. È emerso che in chi consumava abitualmente insalata e verdure verdi il declino cognitivo era significativamente ridotto. I soggetti abituati a pasti con vegetali avevano un cervello più giovane di 11 anni rispetto a chi non gradiva verdure.

Non solo una insalata al giorno, ma anche spinaci, cavoli, bietole. Verdure a foglia verde che permettono di avere le stesse capacità cognitive di una persona di oltre un decennio più giovane. I risultati hanno tenuto conto di genere, età, istruzione, storia di fumo, esercizio fisico e rischio di Alzheimer accresciuto (in famiglia) delle persone monitorate.

I benefici arrivano dalla vitamina K che unita a luteina, acido folico e betacarotene, aiuta il cervello umano a mantenersi più giovane. La vitamina K, contenuta anche in senape e yogurt, è un antiinfiammatorio naturale. La sua carenza favorisce le emorragie e provoca ritardi nella coagulazione del sangue. Inoltre, soprattutto per le donne, è bene integrare l’alimentazione con l’acido folico. Oltre a portare giovamento alla struttura ossea, veicola il ferro assicurandone l’assimilazione.

Polmoni sani con una dieta ricca di pomodori e mele

Una dieta ricca di pomodori e mele aiuta a riparare i danni polmonari causati dal fumo. Secondo uno ricerca condotta presso la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, le mele e i pomodori possono aiutare gli ex fumatori a ripristinare i propri polmoni provati dal vizio del fumo e aiutare tutti a rallentare il naturale declino dei polmoni dovuto all’età.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista European Respiratory Journal e condotto nell’ambito del progetto di ricerca Ageing Lungs in European Cohorts (ALEC) Study, finanziato dalla Commissione Europea e coordinato dall’Imperial College di Londra, che ha messo a confronto la funzione polmonare di ex fumatori a distanza di dieci anni.

Gli esperti hanno coinvolto oltre 650 persone, ex fumatori e non fumatori. Hanno valutato il loro consumo di frutta e verdura con questionari ad hoc e hanno misurato la loro funzione polmonare con esami specifici come la ‘spirometria’, sia all’inizio dello studio sia 10 anni dopo.

Si è riscontrato che, una dieta composta dal consumo di frutta e ortaggi, in particolare di mele e pomodori, ha un effetto significativo sul rallentamento del declino della funzione polmonare in particolare degli ex fumatori. In questi cibi ci sono delle sostanze capaci di riparare i danni polmonari indotti dal fumo. Tale effetto benefico, si vede con consumi di almeno due pomodori al giorno e di almeno tre porzioni di frutta (mela in particolare) al dì.

L’autrice dello studio, Vanessa Garcia-Larsen, sostiene con fermezza l’importanza di una dieta ricca di questi alimenti per contrastare i problemi polmonari causati dal fumo e rallentare il naturale processo di invecchiamento dei polmoni di tutti. La normale funzione dei polmoni ha un declino naturale intorno ai 30 anni, a velocità variabile a seconda dello stile di vita. Per posticipare questo declino, la soluzione è quella di integrare nella nostra alimentazione pomodori e mele che ci aiutano a combattere il crescente aumento di malattie croniche polmonari gravi, il disturbo polmonare cronico-ostruttivo, che sta divenendo una minaccia per la salute globale.

Lassativi: alternative naturali e consigli per l’uso

Fin dall’antichità purgarsi è sinonimo di buona salute e lunga vita. La stessa medicina ufficiale nel medioevo si basava essenzialmente sulle purghe e i salassi, entrambi percepiti come “depurativi dell’organismo”. Inoltre, c’erano le “streghe”, donne che conoscevano i “semplici” e curavano le malattie con le piante.  Ma qui entriamo in un altro campo che meriterebbe un’attenzione particolare.

Oggigiorno, a causa di una vita stressante e di un’alimentazione sempre più  fast, in farmacia la richiesta di lassativi e purganti è sempre in aumento. Ma prima di arrivare alle droghe vegetali che favoriscono l’attività intestinale è bene seguire alcune regole per un sano stile di vita.

L’alimentazione ricca di frutta e verdura è fondamentale per stare meglio, ma non basta. E’ necessario masticare bene e mangiare lentamente, bere molta acqua altrimenti il lume intestinale richiama acqua dai compartimenti cellulari e ci disidratiamo, fino a rendere le feci troppo dure. Bisogna anche camminare, fare movimento per stimolare la motilità intestinale.

Nonostante un corretto stile di vita a volte si deve ricorrere ad un aiuto. Abbiamo a disposizione la semplice manna e l’olio di ricino, mentre le droghe vegetali da usare rimangono quelle classiche: senna, rabarbaro, frangola, aloe e cassia. Queste piante non vanno usate frequentemente, ma solo eccezionalmente perché’ possono provocare coliche piuttosto fastidiose.

Silvoterapia: abbraccia un albero per ritrovare il benessere

Passeggiare nei boschi, a contatto con la natura, sembra riconciliarci con il mondo. Cambiano le prospettive e le sensazioni, ci si sente meglio. Camminare nel bosco mette in moto i muscoli, anche quelli che pensavi di non avere, la circolazione si attiva e la respirazione è più ampia, perché’ l’aria è ricca di ossigeno. Lo avete mai fatto? Vi ricordate l’ultima giornata passata in mezzo agli alberi? Soprattutto avete mai provato ad abbracciare un albero e chiudere gli occhi?

 

Si chiama Silvoterapia e si rivolge a tutti, in particolare a chi soffre di asma bronchiale, bronchite cronica, ipertensione arteriosa, nervosismo e insonnia. E’ un metodo terapeutico di cura e di prevenzione delle malattie attraverso gli alberi. La tecnica è molto semplice: si appoggia la schiena al tronco dell’albero, il palmo della mano destra sul plesso solare (la bocca dello stomaco) e il dorso della mano sinistra sui reni. Si respira lentamente e profondamente. I Celti praticavano questa arte ricevendo benessere. Ancora una volta la natura ci è amica e insieme alla terapia che il tuo medico ti prescrive, ne puoi trarre beneficio.

 

Praticare la Silvoterapia anche in città si può. Roma è ricca di parchi meravigliosi, pieni di storia dove puoi camminare in totale relax. Abbracciare un albero è un’esperienza davvero unica. Non può essere miracolosa ma non costa nulla. Solo l’idea di sperimentare una sensazione bella e nuova ci aiuterà comunque fin da subito a sentirci meglio.