Cos’è il virus respiratorio sinciziale (VRS) e come si affronta?

La stagione invernale è ormai alle porte e con essa il preventivabile picco dei comuni virus respiratori, in particolare del virus respiratorio sinciziale (VRS), maggior responsabile della bronchiolite virale acuta, prima causa di ospedalizzazione del lattante.

Cos’è il VRS?

Il virus respiratorio sinciziale (VRS) è un agente virale ampiamente diffuso a livello globale, che può trasmettersi a qualsiasi età, ma risulta maggiormente aggressivo nei più piccoli, in particolare durante il primo anno di vita. Il nome deriva dalla particolare capacità di questo patogeno di formare caratteristici agglomerati di cellule (sincizi) quando lo si osserva in appropriati terreni di coltura.

Come si trasmette il VRS?

Il contagio interpersonale passa più spesso dal contatto diretto attraverso le mani, meno frequentemente la trasmissione è respiratoria. Dunque, è possibile che l’agente si trasmetta tramite oggetti o superfici infette in quanto il virus può sopravvivere per molte ore su superfici quali tavoli, maniglie delle porte, giocattoli o culle. Si raccomanda pertanto: la corretta igiene delle mani, evitare il contatto ravvicinato o la condivisione degli utensili, detergere le superfici contaminate.

Quali soggetti risultano maggiormente colpiti dal VRS?

Nonostante l’infezione da VRS interessi in maniera più significativa i lattanti nel primo anno di vita, il virus può colpire soggetti di qualsiasi età. Ciò è dovuto al fatto che, a differenza di altri agenti, il VRS non conferisce immunità duratura; dunque, lo stesso soggetto può infettarsi più di una volta nel corso della vita. Questo è il motivo per cui più frequentemente i bambini si infettano stando a contatto con adulti o fratellini con un blando raffreddore.

In quale periodo dell’anno circola il VRS?

La diffusione del VRS varia in base alle diverse latitudini: più il clima è umido, freddo e piovoso, maggiore sarà la tendenza del virus a diffondersi. Nel nostro emisfero, dunque, il VRS risulta responsabile di contesti epidemici nel periodo invernale (novembre-marzo), nell’emisfero Sud i picchi di epidemia si verificano a maggio-luglio. Infine, in alcune regioni equatoriali, il VRS può essere isolato per tutto il corso dell’anno.

Quali sono gli effetti dell’infezione da VRS?

Il VRS è il principale agente responsabile della bronchiolite acuta virale, la più frequente patologia infettiva che colpisce il bambino nel primo anno di vita, nonché prima causa di ospedalizzazione nel lattante. Si tratta di una malattia virale stagionale caratterizzata da febbre, rinite e tosse secca con successiva possibile comparsa di difficoltà respiratoria.

Come si manifesta la malattia da VRS nel lattante?

Dopo circa cinque giorni di incubazione, i sintomi con cui più frequentemente esordisce la malattia includono: raffreddore per 1-3 giorni ed una sempre più marcata inappetenza. L’eventuale difficoltà respiratoria comparirà solo in un secondo momento. Nella bronchiolite la febbre alta è poco comune (è presente solo in 1 bambino su 3) e ci porta a dover valutare altre possibili malattie respiratorie (es. polmonite).

Come si può prevenire l’infezione da VRS?

La prevenzione ambientale è il primo e più importante approccio per prevenire il diffondersi dei virus respiratori e del VRS: ciò si può attuare evitando di esporre i bambini più piccoli a fratellini o adulti raffreddati, o di mandarli al nido se raffreddati a loro volta, soprattutto nel periodo di maggiore diffusione del virus. Fondamentale inoltre: evitare l’esposizione al fumo di sigaretta, favorire la corretta igiene delle mani; evitare la condivisione degli utensili, detergere correttamente le superfici contaminate, ecc. Il principale fattore protettivo per i nostri piccoli risulta invece essere l’allattamento al seno materno.

Chi deve essere “vaccinato” contro il VRS? Si tratta di un farmaco sicuro?

Il Palivizumab è un principio che agisce proteggendo il piccolo entrato in contatto col virus, attraverso la neutralizzazione delle molecole virali in grado di causare danno. È una cura assolutamente sicura, a cui è raccomandato sottoporre bambini con i fattori di rischio per malattia grave. Se il tuo bambino non rientra in tali categorie, dunque, non ha indicazioni ad effettuare la “vaccinazione”.

Come posso escludere che il piccolo abbia il COVID (e non la bronchiolite)?

Anche il SARS-CoV-2 come gli altri agenti respiratori virali può essere causa di bronchiolite nel lattantino, molto meno frequentemente del VRS: in caso di sospetto basterà un semplice tampone nasofaringeo per escludere che si tratti di COVID. Ad ogni modo, che sia una bronchiolite da VRS o un meno frequente caso di bronchiolite da SARS-CoV-2, le accortezze nella gestione restano pressoché le stesse, garantendo inoltre – in entrambi i casi – un adeguato isolamento respiratorio del piccolo.

 

Fonte: Vademecum SIP – Società Italiana di Pediatria & SIMRI – Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili

 

 

Diete fai da te, i 10 motivi per cui non funzionano

Gli esperti di nutrizione sono tutti concordi: le diete fai da te non funzionano e questo non dipende da quanto impegno ci si mette. Sono numerosi i fattori che le rendono destinate a fallire nel lungo termine. Vediamo i 10 motivi per cui sarebbe meglio evitarle.

  1. Ogni persona è diversa, ha le proprie caratteristiche e necessità, pertanto, iniziare un regime alimentare che non è stato pensato per il proprio organismo lo rende fallimentare in partenza.
  2. Le diete fai da te sono concepite come percorsi a breve termine. Trattandosi di regimi alimentari squilibrati, non sono sostenibili a lungo e pertanto devono essere sospesi dopo un determinato periodo.
  3. Una volta che si riprende a mangiare come prima i chili persi verranno ripresi nel tempo.
  4. Potrebbero dare origine a scompensi nutrizionali fallendo in quello che è il principale obiettivo delle diete: l’educazione alimentare per il benessere psicofisico.
  5. Combattere il sovrappeso con una dieta improvvisata, consigliata da un amico o trovata sui social, sfoca in problemi di salute ben più seri dei chili di troppo da mandare via.
  6. L’illusione del dimagrimento: se capita di perdere chili a seguito di una dieta improvvisata e rapidissima è bene rendersi conto che spesso non si tratta di grasso. In realtà ciò che si è perso è solo acqua e massa muscolare.
  7. Quando si segue una dieta fai da te spesso accade che non si assumono alcuni micronutrienti come vitamine e sali minerali di cui il nostro organismo ha bisogno per mantenersi in salute. Tali carenze possono anche compromettere il funzionamento del sistema immunitario, rendendoci più esposti a virus e agenti patogeni.
  8. Un altro rischio è che spesso il metabolismo tende a rallentare come meccanismo di autodifesa. Ridurre le calorie in modo arbitrario fa sì che l’organismo reagisca riducendo a sua volta il consumo di energia. Quindi non solo ci si sentirà sempre più stanchi, ma il deficit calorico non sarà più sufficiente per l’eliminazione del grasso (che verrà custodito come riserva energetica).
  9. L’ umore ne risente. La tristezza che si prova nei periodi in cui ci si sottopone a diete restrittive è scientificamente spiegata dalla minor disponibilità di zuccheri e carboidrati che fa calare la serotonina, l’ormone della felicità. Di conseguenza ci si sente stanchi, nervosi e irritabili e la dieta viene vista come un sacrificio troppo grande da sopportare.
  10. Le diete fai da te possono portare disturbi del sonno, perdita di densità ossea, mal di testa, crampi muscolari e, nei casi più gravi, difficoltà nella respirazione.

Dimagrire non significa privarsi del buon cibo ma imparare a mangiare consapevolmente. Ecco perché le diete fatte dai professionisti della nutrizione sono a volte identificati come programmi di rieducazione alimentare.

Le uniche 3 figure professionali in Italia che possono guidare i pazienti in un percorso di consapevolezza e apprendimento verso la corretta nutrizione – per far sì che non si ritrovino più ad avere chili di troppo e disturbi che influenzano la qualità della vita –  sono i biologi nutrizionisti, i dietologi e i dietisti.

Se stai pensando a iniziare un percorso nutrizionale con uno specialista puoi farlo anche in Farmacia Roma Est con la Dott.ssa Simona De Noia, la nostra biologa nutrizionista.  La dott.ssa visita presso lo studio della farmacia il mercoledì dalle 10-13 e il giovedì dalle 15-19.

La prenotazione della visita si può fare al banco della farmacia, al telefono allo 06 201 4167 oppure via WhatsApp allo 344 342 9371.

Farmacisti per l’Ucraina, al via la raccolta solidale fino al 16 marzo

Al via dal 9 marzo la raccolta solidale di farmaci, medicazioni e materiale sanitario monouso da inviare alla popolazione colpita dalla guerra per far fronte alle necessità più urgenti. La raccolta si svolgerà fino al 16 marzo anche in Farmacia Roma Est.

Come affrontare l’orticaria cronica spontanea

Il percorso terapeutico: i trattamenti a disposizione

L’obiettivo del trattamento dell’orticaria è il controllo dei sintomi utilizzando i farmaci meglio tollerati.
Tutti i fattori scatenanti vanno identificati e controllati. La terapia di prima linea si basa sull’impiego di farmaci che bloccano i recettori H1 dell’istamina presenti sulle cellule endoteliali (antistaminici anti-H1).

Il trattamento dell’orticaria acuta si basa sulla somministrazione di farmaci anti-H1 di 2a generazione. E` opportuno sottolineare che la risposta farmacologica individuale alla terapia con antistaminici è variabile sia in termini di efficacia che di effetti sedativi. In casi particolarmente severi ed in pazienti che necessitano di un rapido miglioramento, possono essere prescritti brevi cicli (non superiori a due settimane) di glucocorticoidi per via orale. La somministrazione di Prednisone per brevi periodi deve essere evitata in pazienti diabetici o con infezioni in atto e va cautamente somministrata in pazienti con ipertensione arteriosa.

Il trattamento farmacologico dell’orticaria cronica spontanea i basa su un approccio step by step raccomandato dalle linee guida internazionali. Prima di iniziare il trattamento vanno escluse tutte le possibili concause immunologiche (malattie autoimmuni sistemiche ed organo specifiche), neoplastiche (linfomi, ecc.) ed infettivologiche.

  • STEP 1
    Terapia con antistaminici di 2a generazione
    Eliminare le possibili cause scatenanti di tipo farmacologico e fattori fisici
  • STEP 2
    Se i sintomi persistono adattare dosaggio degli antistaminici di 2a generazione utilizzati nello step 1.
    Nella fascia pediatrica e nei pazienti con orticaria da freddo saranno valutate trattamenti ad hoc
    Gli antistaminici di 1a generazione in genere non sono consigliati
  • STEP 3
    Se i sintomi persistono aggiungere una delle seguenti opzioni:
    Terapia con farmaci biologici
  • STEP 4
    Se i sintomi persistono:
    Terapia con immunosoppressori

Brevi cicli di cortisonici per via orale possono essere somministrati in qualsiasi momento in caso di riacutizzazione. Evitare la somministrazione in pazienti diabetici o con infezioni in atto e somministrata con cautela in pazienti con ipertensione arteriosa.

Considerare altri farmaci antiinfiammatori, immunosoppressori o terapia biologica.

Alcuni immunosoppressori sono generalmente controindicata in pazienti con ipertensione arteriosa; in tutti i pazienti va monitorata la pressione arteriosa e la funzionalità renale.

Nei pazienti anziani con insufficienza epatica o renale è necessario modificare la dose di alcuni antistaminici.

Il dialogo con il medico

Parlare con lo specialista è importante
L’orticaria è un problema complesso che condiziona in maniera significativa la vita di chi ne è affetto ed è quindi opportuno rivolgersi a personale qualificato che sia in grado di individuare l’esistenza o meno di una causa scatenante e quindi di attuare la migliore terapia per il paziente.
Il colloquio con il dermatologo diventa un momento importante per comprendere quali fattori possano aver scatenato la malattia ed orienta lo specialista sulle indagini diagnostiche più opportune da effettuare.

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Fonte: https://rb.gy/rezqen

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Macchie della pelle, i migliori rimedi naturali per eliminarle

Dovute all’eccessiva produzione di melanina, le macchie della pelle si formano per cause che vanno dall’età, agli sbalzi ormonali, fino alle scottature. Oggettivamente fastidiose dal punto di vista estetico, possono essere eliminate ricorrendo ad alcuni efficaci e semplici rimedi naturali.

  • Il succo di limone – Il limone dona luminosità alla cute e attenua le macchie della pelle. Basta passarne qualche goccia sul viso la sera prima di coricarsi, meglio se appena spremuto. La presenza di vitamina C favorisce la formazione di collagene e migliora l’elasticità della pelle.
  • Il bicarbonato di sodio – Ottimo esfoliante in grado di schiarire rapidamente le macchie cutanee. Per prepararlo è necessario unire acqua tiepida e bicarbonato di sodio. Il composto va applicato sui punti critici dove sono presenti le macchie e lasciato a riposo per 15 minuti circa. Risciacquare e asciugarsi.
  • L’aceto di mele – Se passato sulle macchie cutanee è in grado di schiarirle e di rendere il colorito della pelle più uniforme. Basta applicarlo sul punto della pelle che si desidera trattare, lasciare agire per una ventina di minuti e sciacquare con acqua fredda. Utilizzare un panno morbido per asciugarsi.
  • La cipolla – Ricca di zolfo e vitamina C, aiuta a rigenerare la pelle, levigando macchie cutanee e rughe. È consigliabile procurarsi del succo da strofinare sui punti del viso o del corpo interessati dalla presenza di macchie. Lasciar riposare per una decina di minuti e lavare con acqua fredda.
  • L’aglio – In virtù dei suoi preziosi oli essenziali, è un eccellente elisir contro le macchie della pelle causate dall’avanzare dell’età. Per contrastare le macchie cutanee basta prendere uno spicchio d’aglio e strofinarlo sui punti critici, ripetendo la procedura più volte al giorno.
  • Il gel di aloe vera – Se applicato sui punti caratterizzati dalla presenza di macchie della pelle un paio di volte al giorno, è in grado di attenuarle efficacemente. Questo rimedio naturale è particolarmente utile in caso di macchie cutanee causate da eccessiva esposizione al sole.
  • La maschera con fragole tritate e succo di limone – Realizzata a casa contrasta anche le macchie della pelle più scure. Il trattamento va ripetuto almeno una volta alla settimana, lasciando riposare il composto sul viso per circa mezz’ora e risciacquando tutto con acqua fredda.

 

Cura del bebè, gli ingredienti dalla natura

La scelta dei prodotti per la cura della pelle dei neonati desta sempre qualche preoccupazione: vogliamo offrire il meglio al nostro bambino ma spesso non ne sappiamo abbastanza. Su internet si legge di tutto e può essere difficile riconoscere fonti autorevoli da informazioni errate e il risultato è che spesso ci si sente sempre più confusi. I prodotti in commercio sono sicuri? Possiamo utilizzarli con tranquillità per la pelle del nostro bambino? La prima regola, per ricevere le informazioni corrette, a è affidarsi a chi è più competente di noi in materia: il pediatra e il farmacista sapranno sicuramente guidarci nella scelta dei trattamenti più indicati per il neonato. In commercio ci sono tanti prodotti sicuri, realizzati da aziende che hanno alla base studi scientifici comprovati e che, molto spesso, utilizzano materie prime di origine naturale. Per essere tranquilli basta dare un’occhiata all’Inci, cioè l’elenco degli ingredienti: meglio che sia breve, cioè che il prodotto contenga solo i principi attivi necessari all’azione per cui sono indicati. Per i neonati è meglio preferire prodotti privi di alcol e di profumo, perché potrebbero irritare la loro epidermide ancora fragilissima e ipersensibile.

Ingredienti naturali per la cura del neonato

La pelle del neonato è sottile e delicata e ha bisogno di delicatezza e protezione. Per la sua igiene, vanno bene prodotti non aggressivi, che detergano con delicatezza e preservino la sottile barriera idrolipidica. Il bagnetto potrà essere fatto sciogliendo nell’acqua tiepida del semplice amido di riso, dalle proprietà lenitive e adatto, quindi, per la cute delicata e spesso arrossata del bebè. Lo stesso tipo di utilizzo può essere fatto con amido di maisavena colloidale o bicarbonato di sodio.

Dopo il bagnetto

Pelle secca, che si arrossa facilmente e che si desquama. La pelle del neonato, sottile e delicata, è spesso ipersensibile agli stimoli esterni e ha bisogno di essere protetta, nutrita e lenita, ma sempre con la massima delicatezza. Gli ingredienti indicati per la protezione di questo tipo di pelle sono gli oli vegetali come quello di mandorle dolcicalendula o camomilla, ma anche di aloe vera. Gli oli servono a idratare la cute e, in caso di crosta lattea, a rimuoverla delicatamente con l’aiuto di un pettinino. Per la protezione dalle frequenti dermatiti da pannolino, servono ingredienti ricchi e altamente nutrienti e protettivi: burro di karité, spesso in abbinamento a ad aloe vera e all’estratto di calendula o, meglio ancora, una crema o pasta all’ossido di zinco, in grado di creare una vera e propria barriera.

Per i capelli

I “capelli” dei neonati, che spesso non sono altro che sottile peluria, non hanno bisogno di trattamenti aggressivi, tuttavia necessitano di un’igiene accurata, che può essere fatta anche soltanto con acqua o con lo stesso detergente, molto diluito, usato per il bagnetto.

Coliche e nanna

L’organizzazione mondiale della sanità (Oms) sconsiglia l’assunzione di qualsiasi alimento o bevanda che non sia latte prima dei sei mesi di vita. L’eventuale somministrazione di tisane al finocchio per alleviare il fastidio delle coliche o alla camomilla per favorire la nanna potrà avvenire dopo i sei mesi o, comunque sia, dopo aver sentito il parere del pediatra.

Fonte: shorturl.at/hoAKV

Scuole in Farmacia per informare scientificamente ma divertendosi

La Farmacia Roma Est ha una presenza decennale e un ruolo di aggregazione sociale e culturale sul territorio,  oltre che la qualificazione scientifica del personale. Per questo abbiamo ritenuto indispensabile aderire al progetto SCUOLE IN FARMACIA di FARE-EDUTAINMENT,  che riconosce il valore della rete ed il patrimonio culturale, storico e scientifico delle Farmacie Italiane mettendolo a disposizione delle scuole. Il progetto prevede incontri, laboratori, attività didattiche riservate alle scuole direttamente in Farmacia da trasferire ai bambini con la metodologia dell’edutainment.

La prima campagna che ci trova attivi è quella sulla prevenzione pediculosi ovvero contro i pidocchi. Perché vogliamo parlare di pidocchi? Perché il problema della pediculosi a scuola è di estrema attualità. Molti genitori lo affrontano con scarsa informazione, superficialità, vergogna, disperazione. Spesso gli insegnanti si trovano così nella spiacevole situazione di dover confrontarsi con l’emergenza. Con competenza, ma ridendo e scherzando in un contesto idoneo informeremo direttamente i bambini e gli insegnanti sulla prevenzione e i comportamenti con consigli e rimedi adeguati.

Giornata Mondiale Alzheimer: 10 consigli per i parenti

Secondo il Rapporto Mondiale Alzheimer 2019 nel 2050 la malattia interesserà 152 milioni di persone. Tra false credenze e pregiudizi, il rischio è che la persona venga espropriata dalle decisioni e non adeguatamente curata. Ecco 10 consigli della Federazione Alzheimer Italia per prendersene cura al meglio.

La Giornata Mondiale Alzheimer che si celebra il 21 settembre coincide con i 20 anni della “Carta dei diritti della persona con demenza”, stilata dalla Federazione Alzheimer Italia. Tanto tempo è già passato, ma la questione dello stigma nei confronti dei malati e delle loro famiglie e delle “false credenze” verso la demenza sono ancora battaglie che vedono in prima linea le associazioni di famiglie e malati in tutto il mondo.

Il Rapporto Mondiale Alzheimer 2019 mostra che 2 persone su 3 pensano ancora che la demenza sia conseguenza del normale invecchiamento e, cosa ancora più grave, oltre la metà (il 62%) del personale sanitario ha la stessa convinzione (quando si tratta di una patologia neurologica vera e propria). Oltre a questo, una persona su 4 pensa che non si possa fare nulla per prevenire la demenza e una su 5 attribuisce la demenza a sfortuna (il 10% alla volontà di Dio; il 2% a stregoneria). Almeno la metà delle persone con demenza si sente ignorato dal personale sanitario (medici e infermieri), quando avrebbe pieno diritto (come sottolinea la Carta dei diritti) all’informazione e alla partecipazione nelle decisioni che riguardano la propria assistenza, oltre alla libertà di scegliere le diverse opzioni di cura.

Nel mondo ci sono 46,8 milioni di persone affette da una forma di demenza (nel 2010 se ne stimavano 35 milioni), cifra destinata quasi a raddoppiare ogni 20 anni. Secondo le previsioni, il numero delle persone con demenza è destinato a più che triplicare raggiungendo 152 milioni nel 2050. In Italia si stima che la demenza colpisca 1.241.000 persone (che diventeranno 1.609.000 nel 2030 e 2.272.000 nel 2050). I nuovi casi nel 2015 sono 269.000 e i costi ammontano a 37.6 miliardi di euro. La malattia di Alzheimer è la più comune causa di demenza (rappresenta il 50-60% di tutti i casi). Non se ne conoscono ancora con esattezza le cause. Attualmente non è guaribile, ma ci sono farmaci che possono migliorare alcuni sintomi cognitivi, funzionali e comportamentali e numerose tecniche e attività che possono ridurre i disturbi del comportamento.

10 consigli per i parenti e i caregiver

Per sua natura, la demenza crea dei bisogni non solo sanitari e impone un ruolo chiave alla famiglia del malato nell’assistenza quotidiana. La famiglia non può essere lasciata sola nella gestione dei numerosi problemi della vita di ogni giorno.  Un supporto importante può venire da una rete efficiente di servizi territoriali (medico di famiglia, centri diurni, assistenza domiciliare integrata), nonché dalle associazioni di familiari, che con la loro attività di informazione, formazione e sostegno costituiscono spesso un punto di riferimento per le famiglie. La dottoressa Arosio, psicologa e psicoterapeuta della Federazione Alzheimer Italia, ha stilato un decalogo di consigli per la famiglia:

  1. La prima linea per combattere lo stigma sociale nei confronti dell’Alzheimer è la famiglia. In famiglia si può venire travolti dal timore della diagnosi, a volte si diventa i primi a non voler condividere con nessuno la notizia, nemmeno con il malato. E’ invece necessario mettere a disposizione tutte le informazioni, prima di tutto con il malato, che resta protagonista delle scelte terapeutiche e di accompagnamento, poi con parenti, amici, vicini, che messi opportunamente al corrente si trasformano in una risorsa.
  2. Informarsi, chiedere supporto, capire quali saranno le fasi della malattia e quali risorse possono essere messe in campo.
  3. Non diventare escludenti, non parlare in presenza della persona malata come se non ci fosse.
  4. Coinvolgere la persona malata nelle decisioniche la riguardano, aiutandola a sentirsi protagonista e prevenendo atteggiamenti di senso di persecuzione (“stanno parlando di me alle mie spalle”).
  5. L’identità di ciò che sono stati rimane: se un malato è stato un manager, un insegnante, una donna che ha tenuto in piedi tutta la famiglia, è giusto che possa sentire la possibilità di continuare a prendere decisioni, fin dove la malattia glielo consente.
  6. Evitare che la gestione della vita quotidiana sia un “mero servizio”: “Indossa questo!”, “Mangia questo!” sono esortazioni votate all’efficienza ma che escludono la persona; sarebbe invece importante consentire di scegliere, anche pazientando su un allungamento dei tempi, perché anche le piccole cose quotidiane rappresentano un esercizio cognitivo e di autonomia.
  7. Sin dall’epoca della diagnosi è importante pensare a costruire una rete informale e amicale che possa sostenere la lenta perdita di autonomia del malato: il rischio di “saturazione” di chi se ne prende cura è alto, pertanto è bene fin da subito avere un “piano” di supporto e accompagnamento.
  8. Combattere l’isolamento e la solitudine del malato: sollecitare gli incontri con amici, favorire eventi di socialità, continuare a frequentare teatri o musei.
  9. Chiedere aiuto: il call center della Federazione Alzheimer Italia (02.809767)è attivo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18 (nel week end i messaggi vengono registrati e raccolti in segreteria) e fornisce supporto psicologico, legale, informativo e di orientamento.
  10. Non dimenticarsi di sorridere.Conservare i bei momenti fa bene: gli occhi del malato che brillano, le buone giornata, le visite degli amici, gli abbracci.

 

Argilla verde, 10 ricette per utilizzarla per la salute e la bellezza

L’argilla verde è un rimedio naturale dai numerosi benefici. Fin dall’antichità veniva utilizzata per la preparazione di impacchi adatti per la cura della pelle, per alleviare le irritazioni e i dolori articolari, ma anche in caso di distorsioni o di problemi muscolari. Ecco 10 ricette per utilizzarla al meglio:

  1. MASCHERA PER IL VISO
    Prepara la base della maschera: in una tazza versa ½ bicchiere d’acqua minerale a temperatura ambiente, sciogli 1 cucchiaino di miele, aggiungi 1 cucchiaino di olio di oliva e lentamente 1 bicchiere di argilla verde ventilata mescolando il tutto con un cucchiaio di legno (non di metallo) fino a che non ottieni una crema omogenea, senza grumi. A questo punto completa la tua maschera a seconda del tipo di pelle che hai:
    Pelle secca: aggiungi 2 cucchiai di infuso di foglie di malva, ¼ di cucchiaino di olio di oliva (rosa mosqueta o mandorle dolci) e mescola il tutto. Aggiungi infine da 1 a 3 gocce di olio essenziale di sandalo. Tieni in posa per 3 minuti.
    Pelle normale:alla maschera base aggiungi da 1 a 3 gocce di olio essenziale di lavanda. Tieni in posa 5 minuti.
    Pelle grassa/acneica: alla maschera base aggiungi 1 cucchiaio di succo di limone spremuto al momento e mescola. Puoi arricchire la maschera anche con 1-3 gocce di olio essenziale di limone o pompelmo. Tieni in posa 10 minuti.
  2. DETERGENTE VISO
    Mescola 1 cucchiaino di argilla verde, 1 cucchiaio di gel d’aloe, 1 manciata di farina di mandorle o di mandorle tritate, 2 gocce di olio essenziale di lavanda e alcune gocce di tonico per il viso, in modo da ottenere un composto piuttosto solido. Basterà staccarne un pezzetto al momento dell’utilizzo, mescolarlo all’acqua del rubinetto sul palmo della mano e utilizzarlo sul viso come se si trattasse di un detergente a risciacquo o di un normale sapone.
  3. TRATTAMENTO ANTICELLULITE
    Gli inestetismi della cellulite, come la pelle a buccia d’arancia, possono essere attenuati grazie ad impacchi frequenti a base di argilla verde. E’ importante la costanza. Devi preparare un composto spalmabile aggiungendo all’argilla verde dell’acqua a temperatura ambiente. Puoi aggiungere all’impacco piccole quantità di ingredienti considerati attivi contro la cellulite, come l’olio di betulla e l’olio essenziale di rosmarino o di geranio.
  4. DEPURAZIONE DELL’ORGANISMO:  Acquista dell’argilla adatta per uso interno. In seguito, sciogli mezzo cucchiaino da caffè di argilla in mezzo bicchiere d’acqua. Mescola il tutto con un cucchiaio di legno o un bastoncino (è importante che non sia qualcosa di metallo) e lascia riposare il composto coperto da una garza o un panno di cotone per una notte in modo che l’argilla si depositi sul fondo. Bevi la mattina seguente a digiuno solo l’acqua, eliminando ciò che è rimasto sul fondo. L’acqua con l’argilla depositata sul fondo, va bevuta per un mese tutte le mattine a digiuno!
  5. MAL DI TESTA
    Applica sulla fronte un composto preparato sciogliendo 2 o 3 cucchiai di argilla verde in acqua tiepida. Avrai  ottenuto un cataplasma antidolorifico, che puoi rendere ancora più efficace arricchendolo con qualche goccia di olio essenziale di lavanda o di arancio dolce, entrambi noti per le loro proprietà rilassanti.
  6. DOLORI ARTICOLARI
    Mescola 1 bicchiere di argilla ventilata, 1 cucchiaino di olio extravergine, ½ bicchiere di acqua calda e 1 cucchiaino di miele, con l’aiuto di un cucchiaio di legno. Una volta ottenuto un composto dalla consistenza cremosa, puoi applicarlo sulle articolazioni doloranti per 30-60 minuti. Consigliamo di praticare gli impacchi all’argilla per 1 mese, a giorni alterni.
  7. OCCHI INFIAMMATI
    Devi immergere due garze sterili piegate in quattro in una soluzione di acqua e argilla (da preparare lasciando riposare per 15 minuti un cucchiaio di argilla verde in un bicchiere d’acqua). Aggiungi all’acqua e argilla un infuso freddo di malva, eufrasia e camomilla. Quindi appoggia sugli occhi le garze imbevute nell’impacco. Puoi ripeterne l’applicazione fino a 3 volte al giorno.
  8. DENTIFRICIO IN POLVERE
    Trita finemente e riduci in polvere, con l’aiuto di un mortaio o di un mixer da cucina: ½ cucchiaino di argilla verde ventilata, 2 cucchiai di foglie di salvia essiccata, 2 cucchiai di bicarbonato, 5 chiodi di garofano. Puoi  aromatizzare il dentifricio con 5 gocce di olio essenziale di menta o di limone. Otterrai un dentifricio ecologico dalle proprietà sbiancanti e igienizzanti. Per trasformare questo dentifricio in polvere in un dentifricio in pasta, puoi mescolarne una piccola quantità con del gel d’aloe, al momento dell’utilizzo.
  9. IMPACCO ANTIFORFORA
    È sufficiente mescolare l’argilla con un po’ d’acqua per ottenere un composto spalmabile. L’impacco antiforfora all’argilla verde è consigliato soprattutto in presenza di capelli grassi. Nel caso dei capelli secchi, si consiglia di sostituire l’argilla verde con l’argilla bianca, più delicata. Devi massaggiare il cuoio capelluto e lasciare agire l’impacco per 30 minuti prima di passare allo shampoo.
  10. CURA DELLE UNGHIE
    L’argilla è tra i rimedi naturali per chi si mangia le unghie e le pellicine, che aiutano a lenire, ammorbidire e purificare la pelle. Puoi provare ad immergere le mani per qualche minuto, ogni giorno, in un catino con dell’acqua tiepida, in cui avrete versato 2 cucchiai di argilla verde in polvere.

Gravidanza in estate: consigli e dritte per affrontarla al meglio

In estate la donna in gravidanza patisce maggiormente l’aumento della temperatura rispetto alla popolazione generale. Il progesterone, l’ormone della gravidanza, è responsabile dell’aumento della temperatura corporea fino ad 1 grado in più rispetto al basale in corso di gestazione. Inoltre le variazioni ormonali e l’aumento di dimensioni dell’utero rendono più difficoltoso il ritorno venoso e si avverte facilmente un senso di pesantezza agli arti inferiori.

Ecco alcuni consigli su come affrontare questo periodo dell’anno per le donne incinte:

  • Gambe gonfie, senso di irrequietezza, notte disturbata dai crampi e bruciori sono la conseguenza dell’accumulo di liquido tra i capillari, dilatati e resi meno elastici dal caldo. Per aggirare l’ostacolo è consigliabile muoversi, camminare almeno per mezz’ora ogni giorno meglio se nell’acqua. In questo modo si stimola la circolazione e si contrasta la ritenzione idrica tra i vasi sanguigni.
  • Quando il “pancione” comincia a pesare è bene prediligere abiti comodi, in tessuti naturali come il lino e il cotone, che non inibiscono la traspirazione, e dai colori chiari.  Anche le scarpe sono molto importanti: devono abbracciare il piede ma non essere in nessun caso costrittive e pesanti, meglio se a pianta larga e con tacco basso, di circa 3 cm.
  • A tavola, contro il ristagno dei liquidi e il gonfiore, la strategia migliore prevede una drastica riduzione del sale, una dose giornaliera abbondante di acqua, almeno un litro e mezzo, evitando bevande quali tè, caffè e alcolici, che favoriscono la disidratazione. La dieta mediterranea è un ottimo rimedio contro i fastidi estivi. Infatti frutta e verdura di stagione, pasta, cereali e legumi, pesce, olio d’oliva, sono i principali alimenti da assumere in estate e ancor più in gravidanza.
  • Docce e bagni frequenti possono essere utili per rinfrescarsi rapidamente, ma non è il caso di usare il sapone tutte le volte (la pelle potrebbe irritarsi). Per ridurre la sensazione di calore può essere utile ricorrere all’uso di climatizzatori, in quanto sono in grado di abbassare non solo la temperatura ma anche il livello di umidità, che in estate rende il caldo ancor più insopportabile.  E’ opportuno ricordare però, di non esagerare, con le basse temperature: 5-6 gradi in meno rispetto all’esterno sono sufficienti per ottenere una condizione di benessere. Viceversa, una differenza troppo marcata espone a bruschi sbalzi termici che possono provocare raffreddori e mal di gola.
  • Se la gravidanza è fisiologica, non c’è pressione alta, diabete o altri disturbi, la futura mamma può andare dappertutto, pur con le dovute attenzioni e secondo il parere del proprio ginecologo. Un buon consiglio è di tenere sempre in considerazione l’epoca di gestazione: nel primo trimestre non ci sono particolari problemi e, se la gestante se la sente, nulla vieta di trascorrere qualche giorno di relax nel luogo che preferisce.  Il miglior periodo per viaggiare potrebbe essere tra il quinto e il settimo mese poiché nausea e vomito dovrebbero essere scomparsi. Per i vostri spostamenti in linea di massima vanno bene tutti i mezzi (eccetto la moto), meglio evitare lunghi viaggi, prediligendo il mezzo più veloce soprattutto verso il termine della gravidanza.
  • Al mare: proteggetevi con creme con filtri solari elevati (con un fattore di protezione dai 30+ ai 50+) ed evitate di esporvi al sole nelle ore più calde, non è opportuno restare in spiaggia nelle ore centrali della giornata: il caldo provoca una vasodilatazione sanguigna aumentando il rischio di ipotensione.  E’ meglio quindi approfittare delle ore centrali della giornata per riposare, possibilmente in un luogo fresco in modo da recuperare il sonno che spesso si perde di notte a fine gravidanza.
  • Infine, se preferite andare in montagna, è opportuno non superare i 1300-1400 metri di altitudine. Se fate delle passeggiate, queste dovranno essere sempre piacevoli e non faticose, per questo bisogna scegliere zone pianeggianti e non avventurarsi in scarpinate stancanti e pericolose.